Continuano le scintille tra la Cina e Taiwan dopo che ben 71 aerei hanno condotto nuove esercitazioni militari che hanno irrigidito fortemente il ministero della Difesa di Taipei. Il nodo cruciale della vicenda riguarda l'ingresso di 47 degli aerei totali all'interno della zona di difesa aerea dell'isola democratica, un aspetto unico anche sotto il punto di vista storico perché rappresenta la terza più grande incursione giornaliera.
Naturalmente resta centrale il significato politico della vicenda perché è ormai risaputo che Taiwan rappresenta uno dei principali motivi di tensione tra Usa e Cina. Una ragione per nulla nascosta dalla stessa Cina, tant'è che da Pechino hanno fatto sapere che le esercitazioni militari sono sorte in risposta a delle provocazioni di Stati Uniti e Taiwan, intese come prove di avvicinamento o collusioni. Domenica sera infatti è stato Shi Yi, portavoce dell'Eastern Theater Command dell'EPL, a sottolineare le ragioni che hanno portato alla reazione cinese:
Per meglio contestualizzare l'entità "dell'attacco" cinese all'isola di Taiwan va chiarito il ruolo della linea mediana dello Stretto, vale a dire il confine immaginario che gli aerei della Cina hanno volontariamente oltrepassato. Quest'ultimo rappresenta il chiaro legame di accordo di protezione tra Taipei e gli Stati Uniti che vide il suo inizio nel 1955 con il Trattato di mutua difesa.
Da allora e soprattutto negli ultimi anni, la Cina ha ormai più volte superato quest'area ma ciò che ha spaventato ulteriormente il ministero della Difesa di Taipei è stata l'importanza dei mezzi militari adottati: tra i 71 aerei mossi dalla compagine cinese sono stati notati infatti 12 caccia J-11, 18 caccia J-16 e sei caccia SU-30, ossia tutti velivoli avanzati.
Come detto, invece, le ragioni dietro questa mossa della Cina risiedono tutte nel sospetto che gli Stati Uniti stiano sempre più trovando un accordo segreto per la tutela di Taipei. Gli indizi che vanno in questa direzione d'altronde non mancano, a partire dalla recente visita di Nancy Pelosi proprio a Taipei per arrivare alla più recente decisione del Congresso degli Stati Uniti che ha approvato il cosiddetto National Defense Authorization Act.
Quest'ultimo ha una forte connotazione economica in favore di Taipei perchè promette e autorizza una spesa miliardaria per la difesa, per l'energia e la sicurezza nazionale oltre ad includere sostegno militare a Taiwan. Una mossa che certamente non poteva essere accettata dalla Cina che storicamente vede nell'isola democratica il tassello mancante di un puzzle che vorrebbe il "continente" cinese completamente unificato.
Da Taiwan resta dunque altissima l'allerta contro gli attacchi cinesi che ormai sono sempre più minacciosi. Ricordiamo che solamente poco prima di Natale in una intervista al Guardian era stato il ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, a sottolineare il rischio di una escalation bellicosa:
Si attendono così nuovi sviluppi sulla vicenda in merito alla quale non è difficile immaginare che anche gli USA vorranno prendere posizione.