Omicidio di Samarate, in provincia di Varese, ultime notizie.
E' tornato a parlare ai microfoni della stampa Nicolò Maja, 24 anni e unico superstite della tragedia familiare avvenuta lo scorso maggio. Il padre, quella notte, uccise a colpi di martellate la moglie e la figlia minore, accanendosi poi anche sul ragazzo che però riuscì a sopravvivere.
Sul dramma è sempre stato un punto di riferimento il sindaco Enrico Puricelli, il quale ha comunicato tempestivamente gli aggiornamenti sulle condizioni di salute del ragazzo: l'uscita dal coma, le dimissioni dall'ospedale a settembre, la riabilitazione fisioterapica. Ora il giovane vive insieme ai nonni materni a Cassano Magnago, nel gallaratese.
Per la prima volta da quel tragico giorno di maggio Nicolò Maja rivive la tragedia che ha spazzato via la sua famiglia a Samarate, nel basso varesotto. E per la prima volta cerca di darsi delle risposte per sopravvivere a una quotidianità certamente più sola.
Intervistato dal Tg3 Regionale, il 24enne ammette che il padre Alessandro, 57 anni, "aveva molte preoccupazioni in ambito lavorativo". Eppure, mai avrebbe immaginato che potesse sfogare rabbia e frustrazione sugli aspetti. Da qui anche la decisione di costituirsi parte civile nel processo, ancora in corso di definizione. Poi la lunga degenza all'ospedale Circolo di Varese, superata "grazie alla forza che mia mamma e mia sorella mi davano da lassù e fisicamente con i miei parenti".
Sull'eventuale perdono al papà, Nicolò confessa di aver ricevuto da lui delle lettere ma di non aver mai trovato il coraggio di rispondere. Anche perché è lui stesso ad avere vari interrogativi, ai cominciare dai motivi di un gesto così folle. Oggi però si dice sereno e desideroso di voler coltivare i suoi sogni nel campo dell'aeronautica.
Il ragazzo prosegue il lento recupero verso la nuova normalità, sospinto dagli affetti più cari. Il sindaco ha descritto i nonni come "due rocce" che "lo aiutano nei piccoli passi in avanti e gli trasmettono un forte bisogno di fiducia". A novembre, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, era stata inaugurata una panchina rossa a Cremenaga, nel luinese, dedicata a mamma Stefania e alla sorella Giulia.