Sinaloa in rivolta dopo l'arresto di Ovidio Guzman, figlio del boss El Chapo, avvenuto ieri a Culican. I narcos sono scesi in campo con scontri a fuoco con le forze dell'ordine, aeroporti messi sotto assedio, macchine date alle fiamme e già 29 morti tra militari e criminali.
Ventiquattro ore ad altissima tensione che ha portato al momento il giudice di Città del Messico a bloccare l'estradizione di Guzman. La consegna agli Stati Uniti del figlio di El Chapo è ovviamente legata solo a questioni legali, ma la mano armata dei Narcos sta condizionando e potrebbe condizionare le decisioni future.
È intervenuto sulla questione anche Marcelo Ebrard, il ministro degli Esteri messicano, che ha confermato il mandato d'arresto degli Stati Uniti datato 19 settembre 2019. Ma anche spiegato che l'estradizione non sarà una procedura immediata per due ragioni: la burocrazia messicana e anche perché pendono procedimenti legali anche in Messico contro "El Raton".
Nel frattempo si rincorrono le voci con alcuni media messicani che hanno riportato che a seguito dell'udienza preliminare nel carcere federale di Altiplano un giudice avrebbe disposto la detenzione preventiva di sessanta giorni, quindi al momento niente estradizione.
In attesa di ulteriori sviluppi quello che rimane al Messico è una giornata di follia: civili bersaglio di banditi, stazioni di servizio in fiamme, posti di blocco.
Un solo arresto ha scatenato l'inferno in una terra purtroppo ancora ostaggio dei narcotrafficanti.
Nato a Badiraguato nel 1990 secondo gli USA insieme al fratello Joaquim "El Raton" coordinava 11 laboratori di anfetamina a Sinaloa, dove ogni mese vengono prodotti oltre duemila chili di questa sostanza.
Inoltre sarebbe il mandante di omicidi di informatori di giustizia, di un trafficante di droga e di una cantante che si era rifiutata di esibirsi alle sue nozze. Gli Stati Uniti lo accusano anche di traffico internazionale di cocaina e marijuana.
Dopo l'arresto nel 2019 Ovidio Guzman è stato rilasciato per una rivolta dei sicari che avevano costretto alla resa il governo. È stato di nuovo fermato giovedì scorso, in un'operazione costata la vita a 19 membri del cartello e all'arresto di 21 narcos. Tra le fila dei soldati 10 vittime e 35 feriti.