Sindaco di Londra contro la Brexit. Arriva la denuncia del primo cittadino della capitale inglese e membro del partito laburista Sadiq Khan: "Basta silenzio. La Brexit sta facendo danni enormi, anche a Londra. Nessuno vuole tornare alle divisioni e allo stallo che ha dominato la vita politica britannica negli ultimi cinque anni ma la verità è che questa Brexit radicale in atto oggi sta avendo tanti effetti negativi sul Paese e sulla capitale. Soprattutto in tempi difficili come questi che stiamo vivendo, in cui non possiamo permettercelo". Il duro attacco di Khan, primo sindaco musulmano e di origine pachistana nella storia della capitale del Regno Unito, non sorprende troppo visto che il suo elettorato di riferimento è quello di Londra: metropoli cosmopolita a prevalenza liberal da sempre anti-brexiteer. La city infatti era fra i centri con la più alta percentuale di voto favorevole alla permanenza all'interno dell'Unione Europea. "Sono stato eletto dai londinesi e da questa comunità e non posso stare zitto di fronte agli immensi danni che sta provocando la Brexit. Gli stessi ministri del governo sembrano soffrire di amnesia selettiva sulle cause dei nostri problemi attuali. Non si può far finta che la Brexit non sia mai esistita, nonostante le conseguenze evidenti che abbiamo sotto gli occhi: la Brexit ha già ridotto il Pil britannico del 5,5%, fatto calare gli investimenti dell'11% e il commercio di beni e servizi del 7%. Il Regno Unito sta arrancando per questo. Senza la Brexit, la recessione sarebbe molto meno dolorosa: il Tesoro così ha già perso 40 miliardi di sterline in entrate", ha proseguito il sindaco. Per questo, Khan azzarderà una proposta che in questo momento, persino nel Labour, appare insostenibile: "Dopo due anni di crude verità, dobbiamo dircelo in faccia: la Brexit non funziona. Ha indebolito la nostra economia, fratturato l'Unione del Paese, diminuito la nostra reputazione e peso. A Londra ci sono 80mila posti di lavoro in meno di europei, soprattutto in settori cruciali come ristorazione, ospitalità ed edilizia. Così non va. Ma possiamo ancora cambiare". La proposta è un ammorbidimento della linea per riavvicinarsi all'Europa: "Dobbiamo passare dalla Brexit dura di oggi a un riallineamento molto più marcato con l'Ue, a favore dei nostri cittadini e della nostra economia. Questo nuovo approccio include anche un dibattito sul tornare a essere parte dell'Unione doganale e del Mercato Unico europeo".
L'occasione è stata un intervento pubblico nel quale il primo cittadino ha preso di mira il Partito Conservatore con l'accusa di aver inflitto un danno immenso al Paese a due anni dell'entrata in vigore definitiva del divorzio da Bruxelles. Al tempo stesso ha anche contestato anche Keir Starmer, leader neomoderato del Partito Laburista. Il numero uno dei Labour ha recentemente escluso di voler riaprire il dibattito per non rialimentare le divisioni del passato con l'intenzione, in caso di elezione, di voler far funzionare la Brexit attraverso un generico rapporto migliore con l'Unione Europea. I sondaggi intanto indicano una crescente delusione fra i sudditi di Sua Maestà sui risultati e le mancate promesse della separazione. Sentimento condiviso in questo tempo di crisi persino da una maggioranza relativa di elettori favorevoli al divorzio nel 2016. E per il quale alcuni media e analisti hanno già coniato un neologismo, "Bregret", crasi fra Brexit e regret: che in inglese significa 'pentimento'.