Il viaggio di Papa Francesco in Congo è stata l'occasione di dialogo tra il Pontefice e un'area del mondo non solo martoriata dalla povertà ma falcidiata negli anni da conflitti interni e legati all'esterno. Per Papa Francesco il viaggio in Congo è diventato un punto di partenza, nonostante non sia il primo viaggio in Africa che il Pontefice effettua per motivi spirituali. L'obiettivo del Papa è quello di diffondere un messaggio di speranza, come comunicati ai sacerdoti stessi.
"Siate testimoni di fraternità, mai in guerra, siate "testimoni di pace". E' l'esortazione di Papa Francesco ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati, alle consacrate e ai seminaristi nell'incontro di preghiera presso la Cattedrale Notre-Dame du Congo di Kinshasa. "In una terra ricca di tante bellezze naturali e risorse, ma ferita dallo sfruttamento, dalla corruzione, dalla violenza e dall’ingiustizia", ha sottolineato il Pontefice, siete chiamati a "offrire vicinanza e consolazione, come una luce sempre accesa in mezzo a tanta oscurità".
Il viaggio del Papa in Congo non ha soltanto un significato evangelico, ma diventa importante a livello politico per i rapporti tra il Vaticano e questa parte d'Africa. Proprio lo stesso Congo viene considerato una perla a livello naturale, visto che nell'area limitrofa a Kinshasa, la capitale, si trova la seconda più grande foresta pluviale della Terra. A questa si aggiungono materie prime come oro e cobalto che negli anni sono diventate oggetto di contenzioso a livello politico e bellico.
Il Papa ha denunciato che il Congo si è trasformato in un diamante insanguinato, con il passaggio di numerosi Paesi del mondo - Russia e Cina su tutti - che lo hanno depauperato del suo patrimonio. A questi Paesi si aggiungono una molteplicità di multinazionali che soffiano sul fuoco delle divisioni etniche e tribali per rapinare le ricchezze miliardarie del Paese.