Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è intervenuto al Warwick Economics Summit di Londra a proposito del tema centrale dell'economia: l'inflazione. All'interno del panel Politica monetaria e ritorno dell’inflazione, Visco si è detto dubbioso sull'ipotesi che l’Eurozona possa sperimentare un’inflazione persistente come la grande depressione recessiva degli anni 70.
Anche perché secondo il suo parere "si assistono a sostanziali miglioramenti della politica monetaria nonché numerosi cambiamenti strutturali". L'unica strada per uscire dal tunnel è quello di muoversi gradualmente e con prudenza.
Previsioni di inflazione, l'opinione di Ignazio Visco sulla stretta della Bce e sull'innalzamento dei tassi di interesse di gennaio e quello annunciato per marzo.
Quando fu battuta dalle agenzie la notizia delle maglie rigide della Bce, Visco si dichiarò in realtà parzialmente contrario essendo più del partito della cautela. Evidentemente, per Christine Lagarde i dati sull'inflazione di gennaio non hanno rimarcato quel calo sperato che facesse presagire a una futura discesa.
Poi, allargando il ragionamento, ha spiegato "che la politica monetaria, da sola, non basta, in quanto servono riforme strategiche delle aziende, flessibilità sui costi e politiche fiscali al ribasso nella domanda". Serve dunque un calderone di norme e provvedimenti che tenga a bada la richiesta, consentendo al contempo all'offerta di recuperare competitività sui mercati: in breve, si dovrebbe far ricadere sui consumatori l'esigenza di crescita della produttività, agendo al contempo tramite misure fiscali mirate e temporanee a loro beneficio. Visco ha ricordato per esempio quanto fatto dal suo predecessore in Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi, capace di tirare definitivamente in salvo la nostra economia.
Qualche giorno fa sono stati pubblicati i dati della ricerca di Altroconsumo, che ha fotografato lo scenario dell'inflazione in Italia su base statistica. Nel secondo e nel terzo quadrimestre c'è stata una crescita del 10% di coloro che hanno risposto di non essere più in grado di mettere da parte alcun risparmio a fine mese (il 41% del campione). Il maggior peso in termini onerosi è rappresentato dalle bollette (per il 42%), mentre la cinghia si è progressivamente ristretta sul lato alimentare (carne e pesce per il 31% degli intervistati). Particolarmente citati alla sezione tagli anche le attività culturale (57%) e i viaggio (59%). Ma il dato forse più emblematico è il 78% di persone secondo cui le imprese hanno approfittato dello scenario inflazionistico per alzare i prezzi e aumentare i loro profitti.