Nonostante il risultato a sorpresa al primo turno delle primarie in casa Pd, Elly Schlein non perde ottimismo e si dice sicura di poter recuperare il gap che lo separa dall'amico-avversario Stefano Bonaccini nella corsa alla segreteria Dem. Un distacco superiore al 20% da colmare in una settimana, nella quale la vicegovernatrice dell'Emilia si recherà in alcuni circoli in giro per l'Italia nel tentativo di convincere gli indecisi.
Schlein guarda al centrodestra, parlando di stagnazione dell'elettorato ("Ha sempre 12 milioni di elettori"), ma la vera sfida per lei sarà compattare un centrosinistra mai così diviso.
E il mandato è chiaro: "Costruire l'alternativa al governo più a destra della Repubblica Italiana". Elly Schlein ha ben chiara la visione del Pd nel suo restyling, magari con il suo nome e le sue idee dopo il successo alle primarie del Pd in programma il prossimo 26 febbraio. Perché la battaglia politica contro l'attuale maggioranza deve necessariamente passare da una riforma interna.
Sostenuta soprattutto da alcuni nomi della "vecchia guardia", la candidata Dem preferisce combattere le critiche ricevute con un avvertimento: quello del metodo. Un cambio di regole che abbracci le donne, i giovani, i migliori. Definisce "sessista e patriarcale" l'accusa di nascondere dietro al suo nome una folta schiera di politici che hanno contribuito a vario titolo nell'affossare il Pd:
Come detto, la sfida impervia è contro Stefano Bonaccini, di cui è stata braccio destro in Regione Emilia-Romagna e con cui ha affrontato sfide difficili come la pandemia da coronavirus. Ma non c'è spazio per considerarsi rivali sul ring, perché il sodalizio è destinato a durare anche dopo ("Chi vince dovrà saper lavorare anche con chi ha perso").
Poi, a domanda esplicita sulle reali possibilità di vittoria, Schlein non ha dubbi:
La sua fiducia è alimentata dalla voglia di cambiamento che lei ha percepito nella corsa alla Direzione, di un clima che partecipazione che ha coinvolto trasversalmente giovani e anziani.
Infine, il suo programma politico, da molti valutato come troppo radicale e difficilmente capace di coniugare le diverse anime della sinistra: "I migranti vanno salvati, senza farne pagare il prezzo alle classi popolari e senza alimentare irregolarità dettate dalla legge Bossi-Fini". E poi ancora "Le battaglie civili e quelle sociali hanno lo stesso principio, chi patisce sono sempre i più deboli pur essendo spesso i minori responsabili".