Chi è Emanuele Petri, il sovraintendente capo della Polizia di Stato che il 2 Marzo del 2003 fu ucciso dalle Nuove Brigate Rosse?
Quel giorno di vent'anni fa Petri era impegnato insieme a due colleghi nel servizio di scorta viaggiatori su un treno della tratta Roma- Firenze. Il sovraintendente in prossimità della stazione di Castiglion Fiorentino, durante alcuni controlli, chiese i documenti ad un uomo e ad una donna, accorgendosi subito che erano falsi. Si trattava infatti di due terroristi appartenenti alle Nuove Brigate Rosse, in particolare di Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce.
Galesi improvvisamente, messo alle strette dal poliziotto, puntò l’arma al collo di Petri e sparò uccidendolo sul colpo. Il collega del sovrintendente, Bruno Fortunato, rispose al fuoco e colpì Galesi, che successivamente morì in ospedale. Fortunato, ferito, riuscì comunque ad arrestare Lioce, poi condannata all’ergastolo.
Da quel controllo iniziò l’indagine che portò, in breve tempo, allo smantellamento delle Nuove Brigate Rosse anche grazie al materiale rinvenuto sul treno e nella borsa della donna.
Per il suo sacrificio Petri fu insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria.
Oggi il premier Giorgia Meloni ha voluto ricordare il sacrificio di Petri e lanciare anche un messaggio sul fronte della violenza politica, che sembra riaffacciarsi nel nostro Paese con il ritorno delle ideologie anarchiche. Così in una nota il premier ha dichiarato:
Il sacrificio di Emanuele è stato inoltre ricordato con due cerimonie alla presenza dei familiari, del sottosegretario all’Interno Nicola Molteni e del capo della Polizia Lamberto Giannini.
Una alla stazione di Castiglion Fiorentino in provincia di Arezzo dove Petri fu ucciso e dove oggi è stata deposta una corona d’alloro in sua memoria sotto al cippo commemorativo dedicato a lui.
Alla deposizione erano presenti il prefetto ed il questore di Arezzo, Maddalena De Luca e Maria Luisa Di Lorenzo ed il sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli. La cerimonia si è svolta alla presenza della vedova di Petri, Alma, del figlio Angelo e dei loro familiari.
"La vicinanza delle persone è sempre stata importante. Io non provo rancore, mi preme solo andare nelle scuole e parlare ai giovani perché li lasciamo troppo soli e invece i ragazzi recepiscono e sono felici di ascoltare. I fatti di oggi? Chiedo solo che ci sia giustizia ma non faccio ne parallelismi ne commenti, così ha sottolineato, durante la cerimonia Alma Petri, vedova del sovrintendente capo della Polizia.
La cerimonia è stata anche l'occasione per la donazione, da parte della famiglia Petri e del Centro chirurgico toscano, di un defibrillatore e di un altro strumento per curare patologie cardiologiche al carcere di Arezzo: è stato infatti, ricordato che, quando morì Petri, alla famiglia scrissero alcuni detenuti del penitenziario aretino, per esprimere la loro solidarietà.
La seconda cerimonia si è svolta sempre oggi, a Tuoro, il centro umbro del quale il poliziotto era originario.
Presenti sul posto, per la commemorazione anche il prefetto Franco Gabrielli, il vicepresidente della Regione Umbria Roberto Morroni e il procuratore generale Sergio Sottani e proprio in occasione del ricordo del sovrintendente al teatro dell'Accademia di Tuoro è stato presentato il volume "Un poliziotto di nome Lele dedicato alla sua storia e alla sua memoria.