Matteo Renzi perde due volte la causa conto il Corriere della Sera: da un lato per la sentenza che dà ragione al principale quotidiano italiano, dall’altro perché costretto a subire l’ammenda del giudice Susanna Zanda. Vediamo perché.
Sicuramente il rapporto tra editoria e politica è spesso fonte di frizioni, in modo particolare quando si è lontani dalla campagna elettorale. Ma per il politico di Rignano, secondo il parere del magistrato, c’è un’eccessiva permalosità quando si tratta di ricorrere a denunce e querele nei confronti della stampa.
In maniera tutt’altro che formale, la leader togata del Tribunale Civile di Firenze ha consigliato all’ex premier di non utilizzare la Corte come un bancomat da cui attingere denaro per il proprio sostentamento.
Sfortuna vuole per il leader di Italia Viva che Susanna Zanda abbia esaminato anche la causa intentata contro il giornalista Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, respingendo la richiesta del parlamentare.
In questo caso, oltre al danno la beffa poiché Renzi dovrà risarcire le spese processuali al Corriere della Sera. Sull’ago della bilancia pendeva una richiesta di risarcimento danni da 200.000 euro, secondo il parere della corte il senatore dovrà invece pagare 16mila euro complessivi per i danni causati all’editore nelle figure del direttore Luciano Fontana e della giornalista Fiorenza Sarzanini.
Tema della diatriba l’inchiesta sui presunti finanziamenti illeciti alla Fondazione Open risalenti a fine 2019. Il giudice ha bollato come infondata la domanda, calcando poi la mano quando sottolinea che il Tribunale viene coinvolto senza alcun fondamento come strumento deterrente. Riconosciuta dunque la liceità delle fonti a cui si è affidata la giornalista del Corriere e che sono state poi utilizzate anche dalla Gdf e dall’Uif per l’indagine. Anche la frase regalo fatto a Renzi non è stata considerata meritevole di diffamazione poiché vi è un chiaro riferimento al concetto di prestiti.