Oltre alla manifestazione di Cutro c’è un altro corteo che ha preso il via nel pomeriggio qualche centinaio di chilometri più a nord: a Piombino, in Toscana, si protesta contro l’installazione del rigassificatore, per cui è in corso un braccio di ferro tra amministrazione locale e regionale.
Complessivamente circa 3mila i partecipanti tra esponenti di associazioni sindacali e cittadini. Il corteo è stato organizzato dalla Rete No Rigass No Gnl e dagli ideatori della campagna "Per il Clima, fuori dal fossile.
Tante le adesioni esterne: Carc, Usb, comitati anti fossile, Wwf, Rc, il comitato delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, membri anarchici e No Tav.
C’era massima allerta da parte della Questura di Livorno in merito alla manifestazione a Piombino (Livorno) contro il rigassificatore. Secondo il percorso prestabilito, il plotone si è mosso da Piazza Bovio al lungomare, scortato in maniera fluida da un folto schieramento di poliziotti: nessun episodio particolare da segnalare.
Qualche momento di tensione durante il discorso del sindaco, Francesco Ferrari (Fratelli d’Italia), in parte applaudito e in parte contestato con diversi fischi che lo hanno costretto a riprendere più volte il suo intervento. Il primo cittadino ha spiegato alla folla che non è una questione ideologica ma tecnica e di sicurezza per la cittadinanza.
Scortato al grido di fascista il sindaco ha poi lasciato spazio ad altri interventi, tra cui quello del segretario nazionale di Rc, Acerbo: Siamo contro rigassificatore e i fossili, tanti discorsi e poi non si fa transizione ecologica. Cori anche contro la Snam, la società di proprietà del rigassificatore Golar Tundra, nonché contro il presidente della Regione Eugenio Giani.
Dal punto di vista giuridico la situazione è in stallo. Il Comune di Piombino ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro l’installazione del nuovo rigassificatore nell’area del porto, dopo che lo stesso Tribunale amministrativo aveva già rigettato nei mesi scorsi la richiesta di sospensiva. Il piano originale prevede che l’opera rimanga ormeggiata per tre anni nel porto livornese, prima di essere trasferita altrove.