Accadde oggi 1 aprile 1945: comincia la battaglia di Okinawa. Okinawa è la maggiore delle isole dell'arcipelago delle Ryu-Kyū in Giappone, con una superficie di 1.211 kmq. Sono passati 78 anni da quando le forze armate degli Stati Uniti d'America, dopo aver occupato le Filippine centrali e l'isola di Iwō-jima, si lanciarono alla conquista di Okinawa, a 350 miglia da Kyūshū: l'isola aveva una grande importanza strategica rispetto al Giappone e al continente asiatico perché fiancheggiava le linee di comunicazione giapponesi con la zona di Shanghai. Quei vantaggi di posizione erano valorizzati dai numerosi aeroporti e dagli ancoraggi. La conquista di isola dopo isola, serviva agli USA come si fa con i sassi per attraversare un fiumiciattolo: l'obiettivo in questo caso era utilizzare le isole come basi da cui far partire l'invasione del Giappone. Cosa che poi non avvenne: il presidente Truman preferì sganciare due bombe atomiche per la resa di Hirohito.
L'esercito nipponico nell'isola di Okinawa aveva oltre 80.000 soldati; a cui bisognava aggiungere gli altri circa 40.000 arruolati tra la popolazione. La resistenza era fortemente preparata con sbarramenti trasversali nella metà meridionale dell'isola, che è popolosa e coltivata; mentre la parte settentrionale è montuosa e accidentata. Il via alle operazioni preliminari arrivò il 18 marzo 1945. Poi, il 24 marzo, cominciarono intensi attacchi aerei contro l'isola. La mattina del primo aprile, sotto la protezione dell'intenso bombardamento aereo e navale, cominciò l'invasione: le truppe della prima ondata furono trasportate da mezzi anfibi.
Lo sbarco delle truppe statunitensi fu poco contrastato. Dalle 8,30 alle 12,30 gli americani occuparono i due aeroporti presso la spiaggia di sbarco, e, prima della notte, lo sbarco portò a quota 50.000 gli uomini in una zona di terreno profonda circa 4 km. E così, nei primi tre giorni gli invasori riuscirono a estendere la testa di sbarco fino alla costa orientale di Okinawa. L'invasione andò avanti rapidamente verso nord, al punto che il 22 aprile ben due terzi dell'isola erano occupati. L'avanzata verso la zona meridionale, invece, fu molto contrastata, al punto che dal 4 al 26 maggio, lo spostamento delle linee americane venne limitato a 7 km.
Per arrivare all'estremo sud di Okinawa restavano da conquistare 18 chilometri di territorio; questo aspetto richiese duri combattimenti dal 26 maggio al 22 giugno. A scopo diversivo, per appoggiare la difesa di Okinawa, la sera del 6 aprile uscì dal canale di Bungo il gruppo navale composto dalla corazzata Yamato accompagnata da un incrociatore leggero e da 8 cacciatorpediniere. Quella forza navale al mattino del 7 aprile fece rotta a ponente di Kyūshū e alle 12 si diresse verso Okinawa. Contro il gruppo navale giapponese vennero concentrati circa 400 velivoli bombardieri e siluranti che dalle 12,40 sferrarono attacchi coordinati in successive ondate.
La corazzata Yamato colpita da 10 siluri e 5 bombe affondò alle 14,23. La battaglia di Okinawa si concluse il 22 giugno 1945. Le perdite delle forze terrestri americane impegnate nella conquista dell'isola ammontarono a 12.000 morti e 36.000 feriti. Mentre, i giapponesi contarono 131.300 morti e 7.400 prigionieri di guerra. Gli statunitensi persero inoltre complessivamente 36 unità tra cacciatorpediniere e piccoli scafi; le navi danneggiate furono 365. La conquista di Okinawa segnò l'inizio della fase conclusiva della Seconda guerra mondiale nel Pacifico.
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