L'attuale presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sarebbe tra i nomi papabili per diventare il nuovo segretario generale della Nato. La clamorosa indiscrezione arriva dai tabloid britannici, che citano fonti diplomatiche vicini ai vertici dell'Alleanza atlantica.
Alcuni Stati membri della Nato avrebbero infatti suggerito alla diplomatica tedesca di candidarsi per le elezioni in programma a ottobre. L'attuale segretario generale Jens Stoltenberg, infatti, dovrebbe terminare il suo terzo mandato tra pochi mesi. Il funzionario norvegese è a capo dell'Alleanza difensiva dal 2014 e aveva già meditato il ritiro prima dello scoppio della guerra in Ucraina.
Chiaramente bisognerà capire quali Stati supporteranno Von der Leyen: dato per scontato il sì della Germania, suo Paese d'origine, rimangono in lizza la Francia e gli Stati Uniti. Quasi certo il veto della Gran Bretagna, poco convinta delle capacità militari della leader di Bruxelles.
Naturalmente la notizia scatena il classico "totonomi", che comprende anche il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il ministro della Difesa britannico Ben Wallace. Per quanto riguarda Stoltenberg, sarebbe pronto un ruolo quale governatore della Banca Centrale norvegese.
La possibile elezione di Ursula Von der Leyen a capo della Nato costituirebbe il punto più alto della sua carriera: ripercorriamo brevemente la sua ascesa politica.
Il 16 luglio 2019, con un voto a scrutinio segreto, il Parlamento europeo (allora diretto dal compianto David Sassoli) elesse Ursula von der Leyen nuovo Presidente della Commissione con 383 voti a favore (su 733). Ebbe così inizio il suo mandato quale figura simbolo dell'Ue, con scadenza quinquennale (dunque nel 2024).
Figlia del governatore della Bassa Sassonia, Von der Leyen entrò in politica nel 1996 al fianco dei Democratici Cristiani. Quando il partito vinse le elezioni nel 2005, divenne braccio destro del cancelliere Angela Merkel: prima come ministro della Famiglia e poi come ministro del Lavoro. Nel 2013 ancora un cambio di ruolo, quando diventa ministro della Difesa sempre sotto la protezione di Merkel. Quest'ultimo è un ruolo decisamente delicato in Germania, lo si vede anche con il mandato attuale dove Christine Lambrecht si è dimessa solo pochi mesi fa.
Appena nominata, l'attuale leader della Commissione lavorò per la riforma strutturale delle Forze Speciali tedesche. Qui troviamo il primo punto di contatto con la stretta attualità, visto che lei stessa fu molto critica per la gestione della Nato rispetto alla guerra in Crimea. Stoltenberg sarà eletto segretario proprio in virtù del fallimento atlantico successivo al Trattato di Minsk. La crisi si consumò nel 2018, quando un report fece emergere come gli armamenti tedeschi non fossero pronti in caso di necessità. Tant'è vero che Angela Merkel stanziò quasi 2 miliardi di euro nel potenziamento dell'arsenale militare.
Ma nello stesso anno ci furono le elezioni politiche, il cui risultato fu deludente e convinse Merkel a concludere la sua esperienza al Bundestag. In parallelo anche Von der Leyen uscì di scena, ma ebbe la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. A inizio 2019, infatti, era previsto il rinnovo delle cariche europee, con una sostanziale indecisione sui nomi tra i vari partiti. La diplomatica superò la tagliola per soli 9 voti e diede inizio al nuovo corso europeo. Insieme a lei furono eletti anche Charles Michel come presidente del Consiglio e Christine Lagarde come nuovo segretario della Bce (dopo Mario Draghi).