La guerra in Ucraina prosegue a suon di botta e risposta tra una nazione e l'altra, con l'intervento di Medvedev. La Russia replica a Kiev anche a parole e lo fa attraverso quelle del 'numero due' del Consiglio di sicurezza russa e presidente di 'Russia Unita', Dmitry Medvedev. Lo stesso Medvedev, dopo quanto avvenuto al monastero delle Grotte di Kiev, afferma che proprio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrà rispondere davanti a Dio per le azioni compiute non solo nell'area limitrofa al monastero, ma anche per quanto altro fatto nei confronti della Russia e del popolo russo.
"Sono sicuro che (Zelensky e i suoi) appariranno non solo davanti al giudizio dell'uomo, ma soprattutto davanti al Suo Giudizio", quello di Dio. "E che saranno puniti per tutto ciò che hanno fatto". Lo ha scritto sul suo canale Telegram riferisce l'agenzia russa Tass. In questo modo Medvedev accusa nuovamente Zelensky e aggiunge un nuovo elemento, quello del Credo, per prendere di mira le recenti iniziative del presidente ucraino e dell'esercito di Kiev.
Il principale motivo della discordia tra Medvedev e Zelensky si rintraccia nel metropolita Pavel del monastero delle Grotte di Kiev Pechersk Lavra. L'uomo è stato posto agli arresti domiciliari per due mesi da un tribunale locale. Alla luce di questo sorge la rabbia da parte della Russia, visto che al metropolita, la cui chiesa è subordinata al Patriarcato di Mosca, non c'è alcuna la possibilità di parlare con i fedeli. Sempre nella mattinata di ieri servizi segreti ucraini (la Sbu) avevano ispezionato i punti principali della vita del metropolita, dalla casa ai luoghi di culto.
L'intervento da parte di Medvedev per quanto riguarda la vicenda delle Grotte di Kiev arriva dopo le accuse mosse nei confronti del metropolita, con dita puntate per vari motivi. In base a quanto riportato dagli Sbu si parla del tentativo di "giustificare l'aggressione armata della Federazione Russa contro l'Ucraina e di glorificare i suoi partecipanti", di "incitamento all'odio interreligioso" e giustificare "l'aggressione della Russia". In poche parole, per Kiev si tratterebbe dell'appoggio all'avanzare del conflitto.
Per quanto riguarda gli spazi limitrofi e le persone vicino al metropolita si verifica, tra le altre cose, la consegna ai monaci di un'ingiunzione di sgombero per la quale avrebbero dovuto abbandonare i luoghi vicini al monastero e il monastero stesso il 29 marzo, nella fine del mese. I monaci avevano effettuato ricorso con il provvedimento, respinto in tempi brevi dalle stesse autorità ucraine. Proprio da quest'ultime si afferma che non sarà usata la forza per espellere i monaci, ma che dovranno rispettare l'ordine di sgombero e rispettare la legge.