Rottura Renzi-Calenda, ultime notizie: il rapporto tra l'ex presidente del Consiglio e il leader di Azione sembrerebbe ai minimi storici. L'alleanza nata per partecipare alle ultime elezioni politiche, quel nuovo partito unico che secondo Renzi avrebbe dovuto essere il più votato alle Europee 2024, sembra essere già scoppiata.
Una distanza che sembrerebbe ulteriormente acuita dopo la decisione, da parte di Renzi, di dirigere il Riformista. Calenda ha spiegato la sua posizione nelle colonne del Corriere. A chi gli chiede cosa stia succedendo tra lui e Renzi, la risposta del segretario di Azione è chiara: "Dovete chiederlo a lui" poiché "il punto per noi è politico: Renzi si rifiuta di prendere l'impegno di sciogliere Italia viva quando nascerà il nuovo partito e sta bloccando ogni passo avanti sulla strada del partito unico. E questo è un problema: se da due partiti non nasce un partito ma ne nascono tre significa semplicemente che vuoi tenerti le mani libere."
Calenda imputa al collega di essere ritornato segretario di Italia viva "con un colpo di teatro", "accentrando su di sé tutti i poteri" e mettendo da parte la figura di Ettore Rosato, "con cui lavoravamo molto bene e che sedeva negli organi di coordinamento del Terzo polo".
L'accusa di Calenda a Renzi è quella di "dire con chiarezza se è disponibile a sciogliere Italia viva" in favore di un partito unico. L'ex ministro dello sviluppo economico sottolinea di essere ancora in attesa di una risposta "al documento che gli ho mandato da settimane per preparare il processo che porterà al partito unico".
Calenda ha l'impressione che Renzi "voglia bloccare tutto fino alle Europee, ritardando ogni decisione", in attesa "della prossima mossa del cavallo". Poi arriva la stilettata in punta di fioretto.
E rispondendo ad una domanda su Italia viva, secondo cui il segretario di Azione si sarebbe arrabbiato per la possibile contrapposizione di un altro candidato al congresso, Calenda parla di "armi di distrazione di massa".
Nelle battute finali dell'intervista, Calenda ribadisce la sua volontà di non mettere "il futuro del partito nelle mani di quello che sarà in quel momento l'umore di Renzi". Azione andrà avanti "a costruire la casa dei riformisti, dei liberaldemocratici e dei popolari", insieme a chi vorrà lavorare "seriamente a questo progetto".