Le quarantotto ore più lunghe del Terzo Polo sono finite. Ma un accordo ancora non c'è. Battibecchi, attacchi, ripensamenti e critiche sono tutti gli ingredienti di una zuppa che pare avere il sapore del 'grazie e arrivederci'. Renzi e Calenda, Italia Viva e Azione, sono in due galassie distinte e ognuno pensa al proprio orticello, piuttosto che a un bel prato condiviso piazzato tra la Meloni e i restanti pezzi d'opposizione (Pd-M5s). Lo scontro tra Azione e Italia viva per il partito unico sembra durerà ancora un po'.
Ieri, 12 aprile, doveva essere il giorno della Pax. L'appuntamento era alle 18.30, l'idea era di seppellire l'ascia di guerra ma invece sono usciti più armati che mai. Al leader di Azione non vanno giù la nomina di Renzi al Riformista come direttore (scoperto all'ultimo) e, soprattutto, i suoi 'lavoretti' da conferenziere. Tanto che nel documento proposto da Calenda, sbandierato ai quattro venti su Twitter, uno dei punti sancisce che "ai candidati alle cariche nazionali si applicheranno regole etiche, di condotta e incompatibilità speculari a quelle previste dal codice etico per i membri del Parlamento europeo". Cioè come a dire: 'Caro Renzi, tu non ti puoi candidare per le tue attività lobbystiche'.
Dal canto suo, però, Italia Viva ha risposto con una controproposta: stesso documento pubblicato sui social da Azione, ma con alcune piccole e "semplici" modifiche. La più vistosa è quella economica: Calenda proponeva lo scioglimento dei due partiti entro il 2024 e di garantire il 70% delle entrate provenienti dal 2x1000 alla nuova creatura. Italia Viva ha risposto col 50% "come accaduto sino a oggi". L'altra modifica sostanziale è che lo scioglimento dei due partiti dovrà avvenire con l'elezione del segretario nazionale e non con l'approvazione di regole e manifesto.
Quello che succede è un labirinto. Tra retroscena e dichiarazioni, sembra difficile arrivare a dama. Renzi ha fatto una nuova apertura, parlando di "polemiche inspiegabili" che non nascono da un vero "motivo politico" che possa portare alla rottura. "Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo". Cioè, basta baggianate e facciamo. Ma il sodo poi bisogna capire se è la rottura o l'unione. Quanto alla Leopolda, ha aggiunto, dire che non si può più fare "non ha senso". È un evento che va avanti dal 2010 (quando fu creata insieme a Pippo Civati). E chiosa: "Basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme". 'Basta polemiche, andiamo al sodo' è praticamente il leit motive di tutta Italia Viva:
"Faccio un appello a Carlo Calenda e al suo senso politico: facciamo politica, non perdiamoci dietro a beghe interne o ai retroscena", ha detto ad esempio a Radio 24, Raffaella Paita, presidente del Gruppo Azione-Italia Viva al Senato. "Un partito serio sa mettere insieme i pezzi, attraverso la democrazia interna e il dialogo", aggiunge invece Ettore Rosato, deputato di Italia Viva e Azione.
Calenda non ci sta e sul suo social preferito (Twitter, se qualcuno ancora non lo sapesse) ha scritto:
E poi una bella stoccata - tramite tweet - al suo compagno d'armi, Renzi: "Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo #staisereno non ha funzionato. Fine".
Del gioco a chi ha ragione si è però stufato Matteo Richetti che ha dato una sorta di ultimatum: o si fa oggi 12 aprile, o non se ne fa più nulla. "Oggi sarà l'ultimo incontro: o si chiude in senso positivo o è inutile continuare questo stillicidio", ha detto a Rai3. "Matteo Renzi è l'unica figura riconosciuta come presidente del partito Italia Viva. Può l'apicale di un partito fare l'apicale di un giornale? Secondo me no".
Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione. Da Italia Viva arrivano parole al miele per uno scioglimento: "Italia Viva è pronta". Ma solo dopo un congresso "libero e democratico".