La premier Giorgia Meloni ha scritto una lettera a Giampaolo Mattei, presidente dell'Associazione Fratelli Mattei che commemora le vittime del rogo di Primavalle a Roma, di cui oggi si celebrano i 50 anni di anniversario.
Rogo di Primavalle, gli estratti della lettera di Giorgia Meloni
Il 16 aprile di cinquant’anni fa l’Italia e Roma hanno vissuto una delle pagine più buie della storia nazionale
Questa l'introduzione scelta dalla premier Meloni per ricordare il rogo di Primavalle, in cui persero la vita Stefano e Virgilio Mattei, figli del segretario capitolino del Movimento Sociale Italiano. Gli anni Settanta e i primi Ottanta videro una serie di attentati a sfondo politico estremamente cruenti, su cui il presidente del Consiglio punta il dito quando parla di "odio cieco e totale nei confronti dell’avversario politico, che stava divorando la mente e il cuore di molti e che stava avvelenando la Nazione".
La terribile strage di Primavalle non è rimasta, purtroppo, isolata, commenta sempre Meloni, che definisce questo evento "un punto di non ritorno".
Una lunga catena di morte e dolore che ha insanguinato le nostre città, distrutto intere famiglie e segnato per sempre la vita di tanti nostri connazionali, favorendo l'ingresso del terrorismo
Nella difficoltà, con grande resistenza e resilienza, "il popolo italiano ha saputo superare quegli anni così duri non senza difficoltà". La premier ricorda che le ferite si sono rimarginate, ma che le cicatrici rimangono estremamente visibili, e a volte tornano a far male:
Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l’Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale
La missiva si conclude con l'appello politico rivolto all'intero Parlamento, nel ricordo di Anna Mattei, la madre delle vittime, "donna straordinaria che non ha mai smesso di chiedere giustizia per i suoi figli":
Mi auguro tutte le forze politiche, le Istituzioni, le agenzie educative e la società vogliano porsi per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio di rispetto e tolleranza
In tal senso, nella giornata di giovedì al Senato la commemorazione ha coinvolto esponenti del centrosinistra, soprattutto il discorso pronunciato dal democratico Verini.
L'intervento di Walter Verini in Campidoglio
Durante la cerimonia in Campidoglio, organizzata dall’Associazione Fratelli Mattei, lo stesso Walter Verini ha dichiarato:
Ricordare Stefano e Virgilio Mattei, a cinquanta anni dall’orrenda strage di Primavalle è un dovere. Quegli anni di stragi nere e depistaggi e di insorgente terrorismo rosso, furono anche gli anni dell’odio che vide vittime decine di ragazzi, morti assassinati, come nemici da abbattere. A destra, come i fratelli Mattei, Paolo Di Nella, a sinistra, come Valerio Verbano, Walter Rossi, Luigi Di Rosa e tanti altri. Dobbiamo ricordarli tutti perché quell’odio sia cancellato per sempre, dalla politica, dalla vita civile. Oggi l’odio contro il diverso, l’antisemitismo, il razzismo, sono germi pericolosi, da stroncare. E tutto questo possiamo farlo perché viviamo nella democrazia, che sta scolpita nella Costituzione nata dalla Resistenza, che festeggeremo il 25 Aprile.
Un capitolo buio che per il senatore può essere sconfitto, solo grazie al ricordo.
Le parole di Fratelli D'Italia
Anche Lucio Malan, presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, ha dichiarato che ricordare le vittime è doveroso:
La violenza politica va bandita senza alcuna riserva, e così il dipingere gli avversari politici come mostri da disprezzare e combattere con ogni mezzo, privandoli di ogni diritto. Quando si arriva a tal punto, togliere loro la vita è solo un passo in più. Gli assassini di 50 anni fa erano estremisti sconosciuti, ma tra coloro che hanno avvalorato depistaggi inverosimili per salvarli dalla giusta pena o hanno tributato loro solidarietà ci sono stati notissimi e celebrati intellettuali.
Ha ricordato anche come gli assassini non abbiano pagato il loro debito alla giustizia:
Tutto questo non va dimenticato: mai più violenza politica, mai più giustizia strabica, mai più accettare come protagonista della cultura chi sostiene i criminali.
Alle parole di Malan, si aggiunge l'intervento del senatore Andrea De Priamo, sottolineando l'importanza di trasmettere alle nuove generazioni il ricordo della strage:
Il modo migliore per onorare il loro ricordo è trasmettere alle nuove generazioni il valore del confronto e il rifiuto dell’odio politico e sociale, affinché quella cieca violenza non torni più. Ho ricordato in questo senso una frase pronunciata da Paolo Colli, il fondatore di Fare Verde prematuramente scomparso che, in una intervista, disse: 'Non voglio più sentire la parola nemico. Neanche al mio peggior nemico direi tu sei il mio nemico'.