Di fronte alla catastrofe climatica, che è sempre più vicina al punto di non ritorno, papa Francesco ha ribadito la necessità di una conversione ecologica, che sappia articolare una risposta adeguata a livello culturale, economico e politico da parte di tutti i Paesi e della Comunità politica internazionale.
Un appello questo che attraversa tutto il suo decennale pontificato, e che il papa ha voluto riaffermare incontrando giovedì scorso l’ Interfaith Leaders of Greater Manchester, un’associazione interreligiosa e interculturale, espressione della matura multiculturalità della Gran Bretagna, che riunisce oltre a rappresentanti politici e a una Unione Pagana, i rappresentanti dei cattolici, di diverse confessioni protestanti, di ebrei, musulmani, induisti, buddhisti, giainisti, zoroastriani, sikh e bahai. Praticamente tutte le religioni del mondo, riunite -ha detto il papa- in quella Manchester, che è strettamente legata alle origini della rivoluzione industriale, tra fine Seicento e inizio Settecento. Quella rivoluzione – ha ricordato Bergoglio- che ha portato un enorme progresso tecnico all’umanità, ma che è anche responsabile di quelle gravissime aggressioni all’ecosistema terrestre, che, con la crisi climatica, si viene configurando come la più grave minaccia alla sopravvivenza dell’umanità e della vita sulla Terra.
Nella sua Enciclica verde, la Laudato si’, Bergoglio individua questa minaccia in quel paradigma tecnocratico, che è allo stesso tempo causa dell’impoverimento e dell’avvelenamento del pianeta e di quella spaventosa disuguaglianza che fa dilagare la povertà a tutte le latitudini. E’ diventato sempre più evidente -ha detto il papa all’Organizzazione inglese- che il nostro attuale impegno per la salvaguardia del creato, dono di Dio, deve inserirsi in un più ampio sforzo per promuovere l’ecologia integrale, che rispetti la dignità e il valore di ogni persona umana e riconosca i tragici effetti del degrado ambientale sulla vita dei poveri. Occorre riconoscere -ha proseguito Francesco- che la crisi ambientale e quella sociale del nostro tempo non sono due crisi separate, ma un’unica crisi. La cui soluzione richiede, ha sottolineato, la creazione di modelli economici nuovi e lungimiranti, e il superamento della cultura usa e getta generata dal consumismo e da un’indifferenza globalizzata, nella prospettiva della riaffermazione del bene comune universale. Dopo aver sottolineato la dimensione intrinsecamente religiosa e morale del nostro dovere di difendere l’ambiente, Francesco ha riproposto la necessità della conversione ecologica, capace -ha rimarcato- di formare le menti e i cuori dei giovani e di assecondare la loro esigenza di un cambiamento di rotta e di politiche lungimiranti, che abbiano come obiettivo lo sviluppo umano sostenibile e integrale.
Raffaele Luise per la Rubrica VaticanoMondo di Tag24, del 21 aprile 2023