Si è tenuta l'assemblea dell'Associazione Italiana Calciatori con il presidente Umberto Calcagno che al termine si è fermato con i cronisti presenti per affrontare la questione razzismo nel calcio. Condivisa la decisione di revocare la squalifica in Coppa Italia a Romelu Lukaku ma chiede un intervento anche delle istituzioni politiche per affrontare e debellare con serietà il fenomeno del razzismo negli stadi. Il numero uno dell'Assocalciatori affronta anche la questione Juventus rimandando ogni commento dopo il termine delle indagini così come mostra soddisfazione per le tante squadre italiane ancora impegnate nelle competizio europee ma lancia, ancora una volta, il monito dei troppi stranieri presenti nel nostro campionato.
Il tema del razzismo è diventato di attualità in questa stagione con tanti casi in diversi stadi. Calcagno continua a ribadire che non si può contrastare questo fenomeno solo come FIGC ma serve il supporto anche delle istituzioni: "Rischiamo di dire sempre le stesse cose. I segnali stanno arrivando, le società allontanano chi si rende protagonista di questi episodi. Bisogna fare un lavoro a lunga scadenza, non si possono risolvere all'improvviso problemi che abbiano nella vita di tutti i giorni e che le nuove generazioni hanno nella loro socialità. Credo che si debba dare un messaggio un po' più positivo del nostro mondo, a volte lo dipingiamo peggio di quello che è. Da parte dei calciatori, credo ci sia la consapevolezza che tutti quanti insieme debbano trasferire meglio lo spirito dello spogliatoio e del campo anche all'esterno. Su Lukaku io sono anche vicepresidente federale. È stata una cosa condivisa e credo sia anche un segnale dato all'esterno".
Per quanto riguarda le indagini che vedono protagonista la Juventus, il Presidente dell'Associazione Italiana Calciatori non si sbilancia preferendo attendere le sentenze. "Io credo che la situazione non vada commentata, non sono solito prendere posizioni farlo quando c'è di mezzo la giustizia sportiva. Sono sicuro che la professionalità delle persone coinvolte sia la miglior garanzia".
Milan e Inter si contendono l'accesso alla finale di Champions League, Juventus e Roma potrebbe incontrarsi in finale di Europa League mentre la Fiorentina potrebbe tenere in Italia la Conference League. Un anno pieno di soddisfazione nelle competizioni europee che finalmente vedono tante squadre italiane a competere fino alle battute finali. Un motivo di orgoglio ma anche una nota sul numero eccessivo di stranieri presenti nel nostro campionato secondo Calcagno: "È una cosa molto positiva, ci dobbiamo augurare che non sia una casualità ma che le nostre squadre possano competere come in passato anche in un futuro non tanto lontano. Oggi ne abbiamo parlato, l'ultima volta che il nostro calcio era in questa situazione aveva ben altri fatturati. E soprattutto la Serie A aveva un rapporto fra selezionabili e stranieri tutto all'inverso rispetto a oggi: Lippi, per esempio, poteva contare sul 70 per cento di calciatori italiani in Serie A, oggi abbiamo il 65 per cento di stranieri. Non è una battaglia allo straniero, non ci appartiene culturalmente, ma ci siamo confrontati sulla necessità di rivedere tutta la filiera federale. La vera riforma che si aspetta il nostro sistema è tecnico-sportiva, non nei format o nella riduzione delle squadre".
"Non dobbiamo partire dalla riduzione, perché anche riducendo le squadre senza irrigidire le norme non risolverebbe i problemi che abbiamo". Un incipit che si scontra con le difficoltà che stanno emergendo per la riforma del sistema calcio in Italia. Dal numero di squadre partecipanti nei singoli campionati fino ad una decisione definitiva sulle seconde squadre con solo la Juventus che ha creato la Next Gen che partecipa alla Serie C. "Io credo che le seconde squadre, la riorganizzazione delle mission di Serie B e C, i formati nelle liste di Serie A e Primavera, dove abbiamo un minutaggio degli stranieri superiore al 30 per cento, dica che dobbiamo intervenire dove possiamo. Non è una battaglia allo straniero, ripeto, ma capire cosa ci compete. Dobbiamo allargare la base del nostro movimento, promuovere lo sport, siamo una componente federale che deve stimolare. La vera riforma non sono le squadre professionistiche che ci saranno, ma le norme: averne certe, più severe di oggi per l'iscrizione al campionato, avere un progetto tecnico-sportivo che rilanci il nostro mondo" conclude Calcagno.