Brittney Griner, la giocatrice americana di basket, ha parlato per la prima volta della sua detenzione in Russia in un'intervista alla stampa. La 32enne stella della WNBA è rimasta nel carcere di Mosca da febbraio a dicembre dello scorso anno, quando Mosca e Washington conclusero uno scambio di prigionieri.
Numerose le rivelazioni della cestista, attiva anche nel campo dei diritti Lgbtq, sia sul lato umano che su quello sportivo. Cominciando da quest'ultimo, che dà un quadro sul suo futuro, Griner ha dichiarato che non giocherà più all'estero se non con la nazionale statunitense (e solo per le Olimpiadi).
Eppure, è parso abbastanza lampante che i giornalisti presenti durante l'intervista aspettassero di conoscere i dettagli della sua prigionia: ricordi dolorosi a cui Brittney Griner si è più volte lasciata andare a copiose lacrime.
In mezzo a tante pause per riprendere il respiro, la giocatrice è riuscita a rimettere in sesto i cocci emotivi rievocando dolorosamente il periodo più buio della sua vita.
Griner ha ricordato la sua provenienza da una famiglia di ex militari, che ritiene cruciale nel capire cosa si provi a essere lontano migliaia di chilometri dalla propria patria dentro una cella. La sua terapia toccasana sono state le lettere, tante scritte alle persone che attendevano notizie sulle sue condizioni di salute.
Le Phoenix Mercury, squadra per cui ha giocato negli ultimi dieci anni, hanno avviato una campagna di sostegno all'organizzazione "Bring Our Families Home", che supporta il lavoro per riportare in America i cittadini americani detenuti ingiustamente altrove (attualmente sono 54). La franchigia si impegnerà in altre iniziative di sensibilizzazione sull'argomento, e lo farà con la sua stella di nuovo sul parquet.