A Manila, la rinomata capitale delle Filippine, cresce l’allarme per le truffe su Internet. A gestire le operazioni, secondo Michelle Sabino, la portavoce del gruppo anti-crimine informatico delle forze di polizia nazionali filippine, sono vittime della tratta stessa. Si tratta di uomini e donne, per lo più cittadini cinesi, vietnamiti, filippini e indonesiani, costretti a prendere di mira utenti del web degli Stati Uniti, dell’ Europa e del Canada. Solo ieri, a nord nella città di Mabalacat, sono state tratte in salvo dagli agenti di polizia circa 1.090 persone, vere e proprie vittime della tratta, provenienti da Malesia, Tailandia, Taiwan, Myanmar, Hong Kong e Nepal, costrette a promuovere, consapevolmente o meno, truffe online.
Costretti a lavorare fino a 18 ore al giorno, con considerevoli decurtazioni dello stipendio a seguito di pause prolungate o per aver troppo interagito con gli altri colleghi, questi lavoratori sono addestrati ad invogliare estranei ad acquistare criptovalute o depositare denaro su conti bancari fasulli facendo generalmente leva sulle false relazioni amorose che sono riusciti ad instaurare online.
Questo particolare ramo della ben più estesa tratta di esseri umani radicata nella Filippine, a Manila in particolare, è ancora ben lontano dall’essere soppresso, ma ieri, grazie all’appello lanciato dall'ambasciatore indonesiano a Manila che ha invitato a localizzare e trarre in salvo i propri connazionali in difficoltà, almeno 12 sospetti capofila del sequestro sono stati arrestati. Tra loro sette cittadini cinesi, quattro indonesiani e un malese.