Al momento del tragico incidente dello scorso febbraio sulla A4 Torino-Milano, il responsabile era incapace di intendere e di volere: lo ha stabilito la perizia psichiatrica sul 39enne, argomento di discussione nell'udienza del 22 maggio. Gli esiti dell'accertamento, fornito dallo psichiatra Raniero Rossetti, finiranno in tribunale alla presenza del gip, del pm, dei legali dell'indagato e delle persone offese, i familiari delle vittime.
Il 39enne è accusato di omicidio colposo plurimo. Nei mesi scorsi aveva ricevuto dal giudice una misura di sicurezza per pericolosità sociale. Su di lui, oltre alla libertà vigilata per un anno, pende l'obbligo di ricovero nel reparto di Psichiatria dell'ospedale di Piacenza.
La tragedia risale al 18 febbraio scorso quando, durante la notte, il pirata della strada aveva travolto alla massima velocità un'auto con a bordo due donne, Laura Amato e Claudia Turconi. Le due amiche erano morte sul colpo.
Dai successivi rilievi era emerso come l'auto del 39enne viaggiasse a 150 chilometri orari al momento dell'impatto. Una velocità ancor più anomala se si pensa che l'auto delle vittime si trovava all'altezza del casello autostradale Ghisolfa, sulla A4 Torino-Milano.
Le indagini della polizia stradale di Novara avevano permesso di appurare che l'omicida non avesse neanche provato a rallentare o a frenare prima dell'impatto. Sottoposto ad analisi, l'uomo era risultato positivo a cannabis e benzodiazepine. È poi emerso come fosse in cura da anni con una diagnosi di "disturbi psicotici".
Due giorni prima dell'incidente mortale, il 16 febbraio, l'automobilista aveva avuto una crisi. Ricoverato all'ospedale di Piacenza, si era presto allontanato dalla struttura senza permesso. Era stato ritrovato all'aeroporto di Malpensa e riaccompagnato nella struttura, dove gli hanno somministrato gocce di un farmaco con benzodiazepine. Era stato, infine, portato all'ospedale di Gallarate. Poi l'ennesima fuga, culminata con il tragico schianto che è costato la vita alle due donne.
Già nel 2016, il 39enne era stato ritenuto dal Tribunale di Piacenza "incapace di intendere e di volere".