Sono arrivati in Kosovo i due diplomatici che rappresentano Ue e Usa, allo scopo di placare il clima di forti contestazioni nello Stato dell'Europa sud-orientale. Gli inviati speciali di Unione Europea e Stati Uniti si chiamano rispettivamente Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar.
Sono atterrati nella serata di ieri, lunedì 5 giugno, e hanno subito manifestato l'intenzione di concretizzare una "necessaria de-escalation". Nel mirino soprattutto i comuni del Nord a maggioranza serba: Zvecan, Leposavic e Zubin Potok. Proprio in queste aree avevano avuto luogo alcuni dei principali disordini dei giorni scorsi.
Nel frattempo, la situazione in Kosovo sembra essersi più tranquillizzata ma i serbi locali restano all'erta. Sono tornati, infatti, a radunarsi davanti ai municipi dove la scorsa settimana si sono concentrate le proteste.
Le contestazioni della fazione serba avevano riguardato l'elezione di nuovi sindaci di etnia albanese nel nord del Kosovo. Durante gli scontri erano rimasti feriti alcuni soldati della forza militare Kfor, chiamati a intervenire per sedare le violenze. Tra loro anche 11 militari italiani.
Sulla questione è tornata la presidente kosovara Vjosa Osmani, che ha subito incontrato i due inviati speciali al loro arrivo a Pristina.
Dal canto loro, i due diplomatici hanno esternato preoccupazione a proposito dell'elevata tensione interetnica, che potrebbe degenerare in qualsiasi momento. Alla vigilia della loro missione nelle aree calde i due inviati sono stati ospiti del presidente serbo Aleksaandar Vucic a Belgrado. Prima ancora, un lungo summit con il premier kosovaro Albin Kurti.
Dai diplomatici sono arrivate alcune proposte nell'ottica di un'attenuazione delle ostilità. Tra queste la convocazione di nuove elezioni a nord con la partecipazione dei serbi e l'eventualità di tornare al dialogo per ripristinare i rapporti tra Belgrado e Pristina. Proposte messe nero su bianco anche sugli account Twitter dei due funzionari. Lajcak, funzionario Ue, ha sottolineato come sia "nell'interesse del Kosovo e di tutti avere sindaci legittimi". A fargli eco il collega statunitense, secondo cui la richiesta è stata quella di dare ascolto alla comunità internazionale con una formula che vuole garantire "armonia tra i gruppi etnici".
La polizia kosovara continua intanto a controllare la situazione con uno spiegamento di forze all'interno delle sedi comunali. Le forze dell'ordine di Pristina sono coadiuvate dalle truppe di Kfor, la forza Nato in Kosovo, schierate all'esterno a protezione degli edifici municipali. Gli stessi edifici sono isolati da barriere metalliche e recinzioni di filo spinato, erette dopo gli scontri del 29 maggio a Zvecan.
I serbi, dal canto loro, continuano a chiedere il ritiro delle unità speciali di polizia kosovara dal nord, il sollevamento dei nuovi sindaci albanesi dalle sedi municipali al nord e il rilascio di due serbi arrestati durante gli scontri di Zvecan.
Nel frattempo, la Nato sta iniziando ad inviare i tanto annunciati rinforzi in Kosovo. L'Alleanza Atlantica ha dato il via libera all'arrivo di circa 500 militari turchi della 65esima brigata meccanizzata.