Nel giorno della morte di Silvio Berlusconi tutto il mondo politico italiano si è fermato a riflettere. Se la sinistra lo fa considerando il grande rispetto che si riserva ad un degno avversario.
Da destra si rincorrono già le speculazioni su chi sarà al vertice del partito. Da un punto di vista prettamente politico possiamo azzardare nel dire che non si vedono figure in grado di dare il cambio al carisma e alla capacità politica del Cavaliere.
Quello che sicuramente sanno tutti è che proprio per volontà del Cavaliere non esiste un erede designato per la leadership del partito. La figura più vicina ad un leader è quella del ministro degli esteri Antonio Tajani.
Fondamentale è il ruolo del ministro, già presidente del parlamento europeo, forse unico in grado di sostenere la politica di Forza Italia all'interno del Partito popolare Europeo.
Basterà questo per far si che Tajani governi il partito? Oppure, come altri pensano, sarà la stessa famiglia con Marina in testa, a prendere le redini del partito?
Molti dubbi e nessuna certezza, difficile trovare la quadra, specialmente quando l'unico che teneva in mano l'unità del partito non c'è più. Il rischio più concreto è la spaccatura che dissolverebbe il partito.
Una guerra in corso interna era già stata raccontata dagli analisti e da oggi potrebbe cominciare l'annunciata fuga di alcuni esponenti forzisti verso altri lidi. I vertici già nelle scorse settimane si sono affrettati a chiarire come Forza Italia non farà scissioni come a sinistra.
Pochi credono a questa versione, ad oggi ci sono almeno un paio di anime diverse, una con a capo l'onorevole Ronzulli e l'altra con a capo la compagna l'onorevole Fascina. La prima sembra indirizzata verso la Lega, mentre la seconda, con l'appoggio della famiglia, è intenzionata a tenere in piedi il partito.