L'addio a Silvio Berlusconi ha monopolizzato l'attenzione mediatica, ma a destare clamore in questi giorni c'è anche l'improvvisa scomparsa di Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi: a ricordarla c'è anche don Luigi Ciotti. Il presidente di Libera e Gruppo Abele parla di una personalità forte e schiva, volutamente lontana dai riflettori.
Decisivo l'apporto di Flavia anche nella vita professionale di Prodi, oltre a quella coniugale. Secondo don Ciotti, infatti, "Romano non ha mai nascosto il suo 'debito' nei riguardi di Flavia". L'ex presidente del Consiglio ha sempre sottolineato "quanto il confronto con lei sia stato determinante nell'indirizzare e sostenere il suo impegno pubblico e politico".
Un'amicizia, quella di don Ciotti con i coniugi Prodi, che risale "agli anni Ottanta". Sin dal primo momento, sottolinea il sacerdote attivista, "li ho sempre percepiti non come una semplice coppia ma come una comunione di affetti e di idee". I due, "nel farsi progetto di vita", sono rimasti legati a valori come "la cura per la famiglia, l'attenzione per i figli e poi per i nipoti", fino a "quella per la più vasta comunità sociale".
I funerali della docente universitaria e moglie dell'ex premier, decisamente più sobri e contenuti di quelli dedicati a Berlusconi, saranno celebrati il prossimo venerdì 16 giugno. Per le esequie la famiglia ha scelto la chiesa di San Giovanni in Monte a Bologna. La celebrazione sarà ufficiata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo del capoluogo dell'Emilia-Romagna. Oggi, mercoledì 14 giugno, alla parrocchia di Sant'Andrea della Barca si terrà una veglia di preghiera.
Oltre a don Ciotti, a ricordare Flavia Franzoni Prodi anche Patrizio Bianchi. L'ex ministro dell'Istruzione la ricorda come "una persona sicura, solida e rasserenante", che "dava una lettura dell'economia al servizio della comunità".
A fargli eco il presidente della commissione lavoro del Comune di Bologna, Roberto Fattori, del Pd. Parla di lei come "una donna con capacità e ruoli importanti, che ha sempre fatto della sobrietà e della non ostentazione una regola di vita".