Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha concesso un'intervista al Messaggero in cui ha sottolineato l'intenzione del governo di impegnarsi nella riforma della Giustizia. Tajani ha dichiarato che non c'è alcuna intenzione di ledere l'autonomia della magistratura o attaccare i magistrati, a maggior ragione dal momento che il ministro Nordio stesso è un magistrato. La volontà di riformare la Giustizia deriva da "un preciso impegno preso di fronte agli elettori" che ora va rispettato in particolare con la separazione delle carriere tra giudici e pm. Il governo reputa fondamentale "distinguere i ruoli costituzionali. Il Parlamento fa le leggi, i magistrati le applicano". Secondo il forzista è necessario "ristabilire un principio costituzionale: deve essere un giudice terzo a decidere se sei innocente o colpevole".
Tajani reputa "legittimo" che l'Anm non condivida la riforma della giustizia del governo. Aggiunge poi che piuttosto è "inaccettabile" che la notizia di un avviso di garanzia, un atto di tutela della persona, "sia data a un giornale prima che alla persona interessata". Il ministro condivide l'intenzione di Nordio di porre un limite alla pubblicazione delle intercettazioni, al fine di non permettere che le conversazioni di terzi siano pubblicate.
A Tajani, come prevedibile, sono state rivolte anche domande sull’imputazione coatta di Delmastro e sulla vicenda Santanchè, vicende giudiziare che il ministro trova "singolari". Il vicepremier in particolare ritiene chiuso il caso Santanchè, su cui "fanno fede le parole del ministro". E aggiunge: "siamo garantisti, non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio". Tajani si esime dal commentare invece la denuncia al figlio di Ignazio La Russa, dichiarando di non avere elementi per farlo.
Sul fronte della politica estera, campo d'azione di Tajani, si è discusso del summit della Nato a Vilnius. Dal vertice, il ministro si aspetta alcuni passi in avanti:
Ma non solo. Un altro tema sul tavolo è quello delle spese per la Difesa. A tal proposito Tajani sostiene che "dobbiamo considerare all’interno del vincolo del 2% del Pil nella Difesa gli sforzi dell’Italia nelle missioni estere in questo quadrante così come nei Balcani". Per quanto riguarda invece l'invio delle armi in Ucraina, il ministro ha ribadito la linea del governo: "non siamo in guerra con la Russia, inviamo all’Ucraina sistemi difensivi contro un’aggressione illegale".
Tornando ai Balcani, si è discusso della difesa di Tajani nei confronti della loro integrazione nell'Unione Europea. Sul tema, il vicepremier si è espresso con le seguenti parole:
Tale interesse appare giustificato dalla possibilità di dare stabilità alla regione (e a tal proposito, la Serbia è uno stato chiave per "placare la situazione in Bosnia-Erzegovina") e frenare i flussi di immigrazione clandestina lungo la rotta balcanica.
Il viceministro è una figura sempre più centrale nel partito, che lo ha scelto come candidato leader per il Consiglio nazionale. Nella nuova fase, che si è aperta per forza di cose dopo la morte di Berlusconi, si continuerà a guardare al modus operandi dell'ex premier, "che rimane il nostro leader insostituibile: le sue idee, come la riforma della giustizia, devono camminare con le nostre gambe". Per quanto riguarda la possibile carriera politica di Marina o Pier Silvio Berlusconi, che hanno in ogni caso garantito vicinanza al partito, Tajani non si esprime, rimettendo a loro la decisione.