La vicenda dell'omicidio di Luigi Criscuolo, conosciuto con il soprannome di Gigi Bici per via del negozio di biciclette che gestiva in Corso Garibaldi, è arrivata oggi ad un suo epilogo: Barbara Pasetti è stata riconosciuta colpevole e ha ricevuto una condanna a 16 anni con rito abbreviato. Si tratta di una pena di due anni maggiore rispetto a quella chiesta per Pasetti dai Pm Valentina Terrile e Andrea Zanoncelli.
Le accuse valutate positivamente dalla sentenza sono state, oltre a quella di omicidio, quelle di occultamento del cadavere, detenzione illegale di arma e tentata estorsione. La donna dovrà anche risarcire le cinque parti civili per 100mila euro ciascuna.
Durante la sentenza di oggi, l'accusata ha chiesto scusa ai familiari della vittima, spiegando di aver agito così per paura, per difendere lei e il figlio dalle presunte minacce che le erano state rivolte da Criscuolo.
Dopo la lettura della sentenza, la figlia di Luigi Criscuolo è scoppiata in un lungo pianto, non riuscendo a trattenere la disperazione e la rabbia. Troppo poco, secondo la donna, quanto stabilito dalla corte per Pasetti: inutili i tentativi dei suoi avvocati di rassicurarla, tentando di convincerla che più di 16 anni in un rito abbreviato era impossibile ottenere.
Nelle parole di Katia Criscuolo dopo l'udienza c'è tutto il tormento di una donna che ha perso il padre e che non ha trovato piena soddisfazione nella giustizia:
Quando Barbara Pasetti è uscita dall'aula, coprendosi il volto come poteva, Katia Criscuolo le ha detto «tanto prima o poi ci rivedremo».
Il caso di Luigi Criscuolo si aprì l'8 novembre scorso, quando il 60enne scomparve misteriosamente. Il suo corpo venne ritrovato solo il 20 dicembre, proprio davanti alla casa di colei che poi si sarebbe scoperto essere stata la sua assassina. Barbara Pasetti confessò l'omicidio poco tempo dopo, dicendo di aver ucciso il commerciante presso l'abitazione dove abitava con il figlio di 9 anni.
L'omicidio sarebbe avvenuto con un colpo di pistola alla tempia, mente l'uomo era seduto al volante della sua auto. L'imputata ha spiegato alla polizia di aver sparato «per sbaglio» e di aver poi trasportato il corpo fino al cancello esterno della sua tenuta, un ex convento francescano ristrutturato.