Mese di luglio ai limiti del catastrofico per Twitter in crisi. Ad aggravare il quadro generale sono le ultime dichiarazioni del suo proprietario, Elon Musk, sullo stato di salute del popolare social network:
Insomma, il tanto amato cinguettio non è più un nido così accogliente per gli inserzionisti, dopo una serie di pesanti limitazioni (dalle spunte blu a pagamento fino al tetto dei tweet visualizzabili – barriera poi rivista) che hanno stravolto l’esperienza d’uso di Twitter. Già lo scorso aprile Musk aveva quantificato le perdite attuali in circa 3 miliardi di dollari, ostentando però una discreta sicurezza che oggi capiamo fosse solo superficiale.
Un bilancio drammatico a un anno dall’acquisizione, costata 44 miliardi di dollari al tycoon sudafricano.
Per il momento è esclusa qualsiasi ipotesi di ricapitalizzazione. Il bilancio di Twitter dovrà quanto meno essere riportato in parità prima di paventare qualsiasi mossa di carattere finanziario, come confermato dal patron di Tesla.
Il discorso è molto semplice, gli investitori pubblicitari hanno bocciato senz’appello tutte le decisioni assunte da Musk dal suo insediamento. Secondo gli analisti, Twitter ha perso circa 1,5 miliardi di dollari di interessi dallo scorso autunno, vale a dire da quando l’acquisizione è stata ufficialmente completata.
Da lì, ripercorrendo le tappe, Twitter ha vissuto un vero e proprio ottovolante, sia dal punto di vista delle strategie di contenuto che nel riassetto organico del personale. L’ultima botta in ordine temporale è stato il lancio di Threads da parte di Meta, che ha avviato un duello pronto anche a spostarsi in tribunale. Un ingresso che Musk teme possa dare il colpo di grazia, dal momento che avrebbe pagato migliaia di utenti per scongiurare la migrazione.
Musk ha lasciato la carica di Ceo di Twitter a inizio giugno, venendo sostituito al timone da Linda Yaccarino, veterana del settore pubblicitario ma per il momento incapace di fermare l’emorragia.