Da noi non è ancora uscito, ma "Barbie" già si preannuncia un successo. A meno di ventiquattro ore dal debutto nelle sale italiane del 20 luglio, un giorno prima di Stati Uniti e Gran Bretagna, il film "sulla" bambola più iconica di sempre lascia dietro di sé commenti positivi, stroncature, recensioni variegate e promettente battage via social.
Non un film come gli altri. E non solo per via dello status di "live action" legato a un "giocattolo" che va oltre il giocattolo. Simbolo del fashion dal "volto umano", capace cioè di sposare anche cause nobili oltre la vacuità dei riflettori. Sebbene da lì tragga linfa, come già dimostra la premiere milanese di ieri sul "pink" (non più red) carpet.
Diretto da Greta Gerwig, quarant'anni il mese prossimo, arriva a coronamento di un'idea sbocciata ben 14 anni fa. Il primo concetto che prende di mira è la perfezione. Essendo appunto imperfetta, Barbie - impersonata da Margot Robbie - viene cacciata da Barbieland. Nel mondo reale, incrocerà le sue vicende con Ken, ossia Ryan Gosling. Scrive Fulvia Caprara su "La Stampa":
"Due stelle e mezzo" per Valerio Sammarco su "Cinematografo":
E se Paolo Mereghetti, sul "Corsera", assegna un più che incoraggiante 6 e 1/2, Richard Lawson di "Vanity Fair" scrive di
La verità è che il film fa parlare di sé, peraltro in un periodo mai facilissimo per le uscite al cinema. E allora ha già vinto. Un esempio: il titolo su "Wired" è "Barbie spreca la sua occasione e ci rifila prediche, spot e l'assoluzione della Mattel", quello su Gay.it "Perché Barbie è il capolavoro dell'estate". La verità starà sicuramente nel mezzo.
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