Tra tempeste e nubifragi al Nord e caldo torrido e roghi al Sud, l'Italia è nella morsa del cambiamento climatico: una situazione drammatica commentata anche dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Ai microfoni di Start, su Sky Tg24, il ministro torna sulle debolezze, "anche ultradecennali", del sistema.
A proposito dell'emergenza climatica l'esecutivo Meloni ha ribadito l'importanza di un piano, soprattutto in chiave dissesto idrogeologico. Dal momento dell'insediamento del governo, ricorda Pichetto Fratin, "abbiamo subito ripreso a lavorare sul piano di adattamento ai cambiamenti climatici". Un piano da ben "361 azioni", che "spaziano su tutto quello che è necessario fare".
Come passo successivo il ministro auspica "una scala delle priorità, per adattarci a quello che è un cambiamento anche violento, la tropicalizzazione che si sta verificando".
Un intervento sul sistema idrico, dunque, non può prescindere dallo "svecchiamento" delle infrastrutture che necessitano di migliorie. Un dato svelato dal ministro è emblematico: il nostro Paese perde "il 40% dell'acqua dei nostri acquedotti". Da qui l'esigenza di "creare rispetto ai fiumi delle aree di laminazione o esondazione, anche con meccanismi automatici di risarcimento per chi ha terreni".
Alcuni interventi, spiega il ministro, diverranno realtà nei prossimi mesi, attraverso "un'accelerazione su progetti che sono fermi e già finanziati da decenni". Ancora una volta, a tenere banco è "la lentezza del nostro sistema", che fa sì che "opere finanziate da 10-12 anni siano ancora ferme".
Al centro del dibattito pubblico anche i roghi che negli ultimi giorni hanno messo in ginocchio in particolare il Mezzogiorno. Pichetto Fratin snocciola alcuni numeri sul drammatico bilancio delle conseguenze delle fiamme.
Gli incendi hanno bruciato 2mila ettari "solo delle aree a parco". Secondo il ministro, per "rimboschire" le zone bruciate, in particolare in Sicilia e in Calabria, "ci vorranno almeno uno o due decenni".
Capitolo alte temperature, per giorni stabilmente superiori ai 40°C. A proposito dell'ipotesi della cassa integrazione per i lavoratori, il ministro parla di una possibilità vagliata in un primo momento, mai poi abbandonata poiché poco percorribile.
Una chiosa finale sul Superbonus, che non proseguirà nei prossimi anni: il governo vuole tuttavia "lasciar chiudere a coloro che lo hanno iniziato". Il diktat è dunque quello di "consentire il completamento delle opere", attraverso una verifica su "a che punto sono tutti quelli che dovevano iniziare alla famosa data del 22 novembre del 2022. Se sono al primo stato di avanzamento, al secondo stato".