È un attacco esplicito, quello rivolto da Roberto Saviano al governo Meloni dopo la notizia della cancellazione del programma "Insider II" da parte della Rai. Sui social, dove è tornato a discutere della questione, lo scrittore ha infatti proposto un parallelismo tra la scelta dei vertici di cancellare la sua trasmissione - che avrebbe affrontato anche casi di mafia - e gli attacchi che il ministro Salvini ha rivolto a don Luigi Ciotti, da anni in prima linea nella lotta contro la criminalità organizzata.
La notizia della cancellazione del programma "Insider II", che avrebbe dovuto andare in onda su Rai3 a partire dal prossimo novembre, è stata diffusa nella giornata di ieri. In pratica, stando a quanto ricostruito finora, Saviano sarebbe stato escluso dalla programmazione (anche su impulso della Lega) per le parole rivolte contro l'attuale ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, da ritenersi, secondo i vertici Rai, incompatibili con il proprio "codice etico".
Il riferimento è non solo al tweet in cui Saviano si era riferito a lui come "ministro della malavita" e "sciacallo", ma anche all'intervento in cui lo scrittore napoletano si rivolse al ministro e a Giorgia Meloni (poi diventata Presidente del Consiglio) con il termine di "basta**i", nell'ambito di una discussione sul tema dei migranti e la relativa gestione dei porti in Italia. Fatti che risalgono, però, al 2020. Per questo, secondo Saviano, la scelta di "bloccarlo" sarebbe nata, piuttosto, per motivi politici.
Il programma - in parte già registrato - avrebbe affrontato alcuni importanti casi di mafia, a partire da quello di Don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi per la sua lotta anti-camorra. Secondo Saviano non si tratta di una casualità.
tuona sui social.
Quando Saviano cita le critiche rivolte da Matteo Salvini a don Luigi Ciotti si riferisce alle dichiarazioni rilasciate dal ministro dopo che il sacerdote, fondatore di Libera, aveva messo in evidenza i potenziali pericoli degli appalti del Ponte sullo Stretto, che avrebbero potuto attirare gli appetiti delle mafie. Adirato, il ministro ha infatti definito don Ciotti "un signore in tonaca" e le sue affermazioni "di un'ignoranza e una superficialità senza confini", oltre che "una mancanza di rispetto". Parole che hanno scatenato le polemiche.
ha dichiarato la segretaria del Pd, Elly Schlein, facendo eco allo scrittore. L'attacco è chiaro. Su come la controparte deciderà di rispondere bisognerà aspettare.
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