Condannata alla pena di morte perché accusata di traffico di eroina: accade a Singapore, dove una donna di 45 anni è stata giustiziata per ordine delle autorità.
Il Central Narcotics Bureau, principale agenzia antidroga del Paese a sud della Malesia, ha annunciato l'impiccagione della donna, avvenuta oggi, venerdì 28 luglio. La colpevole si chiamava Saridewi Binte Djamani ed è la prima donna singaporiana ricevere questo trattamento in quasi 20 anni.
30,72 grammi di eroina: questa la quantità in possesso della donna, più del doppio del volume punibile con la morte a Singapore. Il Paese, del resto, è caratterizzato da alcune delle leggi antidroga più severe al mondo. Basti pensare che, lo scorso aprile, un uomo è stato giustiziato per il possesso di un chilo di cannabis.
Nel 2022 Singapore ha impiccato 11 persone, tutte per reati di droga. Solo due giorni fa l'ultima esecuzione di un uomo per gli stessi reati. Da quando la pena capitale è tornata legale per fermare il traffico di stupefacenti, le impiccagioni hanno sfiorato la media di una al mese. A scatenare la ferma disapprovazione da parte di realtà come Human Rights Watch e Amnesty International c'è il fatto che le autorità non contemplino misure alternative alle esecuzioni.
Già condannata nel 2018 per reati analoghi, la signora Djamani, spiega il Cnb, "ha beneficiato di un giusto processo ai sensi della legge ed è stata rappresentata da un avvocato durante tutto il procedimento". Lo ha comunicato la stessa istituzione in una nota.
La 45enne ha anche presentato un appello per la grazia presidenziale, anch'esso respinto. Niente da fare anche per il ricorso contro la condanna e la sentenza: la Corte d'appello "ha respinto il suo appello il 6 ottobre 2022".
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