Parla la madre di Chris Abom, il 13enne morto in un incidente stradale a Negrar, alle porte di Verona. La donna, ancora straziata dai tragici fatti dello scorso 31 luglio, ora chiede giustizia alle autorità. Giustizia per l'operato dei soccorritori, ma soprattutto per il comportamento del conducente, messosi alla guida sotto l'effetto dell'alcol.
Il ragazzo è arrivato all'ospedale veronese di Borgo Trento già in arresto cardiaco e respiratorio. Ricoverato in Terapia intensiva, il suo cuore si è fermato la mattina di ieri, martedì 1 agosto, con i medici che hanno fatto di tutto per salvarlo. Secondo loro, ricostruisce il Corriere, avrebbe potuto cavarsela se fosse stato soccorso subito dopo l'incidente. Sarebbe bastato un massaggio cardiaco sul posto.
A stringersi attorno alla famiglia di Chris la comunità ghanese in Valpolicella, che ha chiesto a gran voce al responsabile di avere "il coraggio di presentarsi e pagare per quello che ha fatto".
L'uomo nel frattempo è stato identificato dai carabinieri: si tratta di un operaio di 39 anni, alla guida dell'auto della madre 64enne. Un volto già noto alle forze dell'ordine, con piccoli precedenti tra cui anche quello per guida in stato di ebbrezza.
Quando è stato investito, il 13enne camminava sul ciglio della strada provinciale di San Vito di Negrar. Stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con i suoi amici. La sua famiglia, di origini ghanesi, vive nel Veronese ormai da una ventina d'anni.
La fuga del pirata della strada ha avuto vita breve: i carabinieri sono risaliti alla targa dell'auto tramite le immagini delle telecamere di videosorveglianza comunali. I militari lo hanno individuato mentre era al lavoro in cantiere, come se nulla fosse. Sulla carrozzeria e sul parabrezza c'erano ancora i segni, inconfondibili, dell'incidente.
Il 39enne, che ha detto agli inquirenti di non essersi accorto di nulla, è accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso.
Dura la condanna del governatore veneto Luca Zaia in merito alla vicenda.