A pochi giorni dall'anniversario della strage di Bologna, Pier Luigi Bersani critica l'approccio comunicativo di Giorgia Meloni sulla vicenda. L'ex segretario del Pd si scaglia contro la premier per il suo non aver definito "neofascista" la matrice della strage.
In un'intervista a La Stampa, Bersani cita come esempio le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha accuratamente sottolineato nel suo discorso che la suddetta matrice neofascista "è stata accertata nei processi".
La presidente del Consiglio non ha fatto altrettanto e per questo "non merita il rispetto degli italiani": secondo Bersani c'è "una saldatura della verità storica, politica e giudiziaria".
Sul perché, secondo lui, Meloni non abbia fatto quel riferimento nel suo intervento, l'ex presidente della Regione Emilia-Romagna si mantiene evasivo.
Un commento anche sulla linea di politica economica e sociale, che a detta di Bersani "metterà rapidamente l'Italia fuori dai binari". I beni alimentari, spiega, sono aumentati del 4,7% in valore e calati del 5 in quantità. Per questo "la gente paga di più ma compra meno".
Insomma, i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Il governo, dal canto suo, "cerca illusoriamente di proteggere i piccoli imprenditori con sconti fiscali. Una battuta anche sul salario minimo, che Meloni considera poco fattibile come provvedimento.
A dividere maggioranza e opposizione c'è anche il Reddito di cittadinanza, con il famoso sms dell'Inps inviato a quasi 200mila famiglie italiane. Una "brutalità" secondo Bersani, "di gente che non riconosce la povertà". Un riferimento anche alla ministra per il Lavoro Marina Calderone, che insiste che il lavoro c'è per chi vuole cercarlo.
Una chiosa sull'attuale segretaria dem Elly Schlein, che ha il dono di saper catalizzare le attenzioni dei giovani.