Il cambiamento climatico affligge anche uno dei punti nevralgici del traffico merci globale, il Canale di Panama. La stagione delle piogge, che va da marzo a novembre, è molto instabile e il riscaldamento globale aumenta l'evaporazione dell'acqua che di conseguenza diminuisce, nello specifico a Panama diventa insufficiente per il passaggio delle grandissime navi container.
Per capire l'impatto che questo problema può avere basti pensare che il 4% del traffico mondiale dei container passa da lì, il 40% se parliamo dei soli Stati Uniti. Ad oggi sono oltre 200 le navi ferme che aspettano l'autorizzazione ad attraversare il canale.
La scarsità di acqua ha costretto le Autorità del Canale di Panama a diminuire il traffico: a maggio è stato imposto un limite di profondità di 44 piedi alle navi più grandi, diminuendo così i carichi trasportabili. Da luglio le traversate giornaliere sono solo 32, contro la media di 36. Questo ha fatto in modo che le navi che aspettano di attraversare il canale da venerdì sono 264, +16% rispetto allo stesso giorno un anno fa, come riportato dal tracker di spedizioni marittime MarineTraffic.
Anche se la minore domanda di esportazione abbia limitato l'impatto le navi che ancora trasportano carichi leggere devono aspettare oltre due settimane. Fino al 29% del traffico di container che passa per il Pacifico attraversa il Canale di Panama. Le restrizioni nel 2024 entreranno in vigore tutto l'anno, salvo improbabili cambiamenti meteo. Il "blocco momentaneo" è arrivato in uno dei periodi più caldi, quando i vettori avrebbero dovuto aumentare il commercio prima di Black Friday e Natale.
Il Canale di Panama è l'unica grande rotta che dipende dall'acqua dolce, con ogni nave che necessità 190 milioni di litri per il passaggio. Nonostante le chiuse del canale dipendano dai bacini idrici la prima metà dell'anno, la seconda più secca da quasi cento anni a questa parte, ha portato Panama a dichiarare lo stato di emergenza ambientale già prima di giugno.