21 Aug, 2023 - 08:02

Vannacci, Kelany (FdI): "Non siamo spaccati. La libertà d'espressione è un diritto garantito dalla Costituzione" | ESCLUSIVA

Vannacci, Kelany (FdI): "Non siamo spaccati. La libertà d'espressione è un diritto garantito dalla Costituzione" | ESCLUSIVA

Fratelli d'Italia continua a mostrarsi sempre più coeso sul caso Roberto Vannacci, il generale divenuto famoso per aver pubblicato il libro 'Il mondo al contrario'. La deputata Sara Kelany giustifica in qualche modo l'opera del militare perché la nostra Costituzione sancisce il diritto della libertà d'espressione. E - racconta a Tag24 - non ci sono due fronti in Fratelli d'Italia sul caso Vannaci. Sara Kelany, di professione avvocato, è entrata in Parlamento nell'ottobre del 2022. Oggi, oltre a essere deputata, è anche la Responsabile del dipartimento immigrazione di Fratelli d'Italia

D: In un’intervista uscita ieri (20 agosto, ndr) sul Corriere della Sera, Giovanni Donzelli l’ha tirata in ballo dicendo è per metà di origini egiziane e ha la pelle più scura di quando io mi abbronzo. Non le sembra poco galante?

R: "E perché mai? È la verità. Io sono fiera ed orgogliosa delle mie origini, del mio colore della pelle, che mi ricorda quanto assomigli a mio padre, ed amo sentirlo sottolineare, Giovanni lo sa".

Vannacci, Kelany: "In FdI non ci sono due fronti"

D: Il ministro Crosetto ha definito le parole di Vannacci farneticazioni, Donzelli e Bignami hanno scelto di stare dalla parte del Generale. Ma ci sono due fronti all’interno di Fratelli d’Italia?

R: "Non ci sono due fronti e nell’intervista il collega Donzelli è stato chiarissimo: se esistono delle implicazioni di natura disciplinare è corretto che sia il corpo d’appartenenza a valutarle, ma sulla libertà di esprimere il proprio pensiero non ci sono dubbi. Non è il Pd che decide cosa si possa o non si possa scrivere. Ma capisco che le suggestioni orwelliane per la sinistra restino un grave problema".

D: Lei cosa ne pensa del libro di Vannacci? Lo ha letto?

R: "Io il libro sinceramente non l’ho letto e ne ho appresa l’esistenza solo a seguito delle polemiche. Aggiungo che non mi fido mai degli stralci pubblicati da certa stampa, perché per esperienza personale sono spesso montati ad arte per creare una narrazione funzionale a poco onorevoli obiettivi di screditamento".

D: Si è sentita in qualche modo offesa?

R: "Assolutamente no. Guardi l’Italia non è una Nazione razzista, abbiamo una lunga storia di accoglienza e integrazione ed io ne sono la prova tangibile. In particolare le forze armate reggono sulle proprie spalle molto del peso della nostra immagine all’estero, con missioni internazionali, di cui molte in Africa ed in Medio Oriente, in cui si sono sempre distinte per eccellenza e umanità. Non si cada nel ridicolo di utilizzare questa storia per demonizzare le nostre forze armate".

D: Secondo lei ha infranto i dettami della Costituzione?

R: "La Costituzione va letta nel suo insieme ed all’art. 21 è tutelata a chiare lettere la libertà di espressione. Se qualcuno si è sentito offeso ha gli strumenti per poter chiedere ad un giudice se i limiti che la libertà di espressione incontra sono stati travalicati".

D: Forza nuova vuole candidarlo alle suppletive di Monza…

R: "Mi sembra una boutade. E comunque le strumentalizzazioni non giovano alle cause da qualunque parte provengano".

D: Il caso Vannacci si basa anche sulla libertà di parola. Ognuno è libero di dire e pubblicare quello che vuole a prescindere o ci devono essere dei paletti?

R: "Come detto, la libertà di espressione è un diritto costituzionalmente garantito, i controlimiti sono quelli dell’onorabilità delle persone e della tutela della propria sfera personale. Ma il giudizio rispetto al superamento di questi limiti è demandato ai giudici, non al Partito Democratico. Questo è un principio su cui il Pd fatica ad adattarsi, prediligendo sistemi di censura dal sapore sovietico".

D: Sarebbe giusto censurare il libro?

R: "I libri non si censurano, mai. Ricorda le atmosfere disegnate da Bradbury in Farenheit 451?".

Migranti, Kelany: "Bisogna fare gli accordi con i paesi di provenienza per fermare le partenze"

D: Lei è anche Responsabile del dipartimento immigrazione di FdI. Quest’anno sembra configurarsi come l’anno in cui ci saranno più sbarchi. Come mai stanno arrivando tutti questi migranti?

R: "Ci sono una serie di fattori straordinari ed esogeni che concorrono al fenomeno: il conflitto in Ucraina, con le conseguenti difficoltà di approvvigionamento di grano, le catene di instabilità nel Sahel, di cui il colpo di Stato nigerino è l’ultimo esempio, l’annosa questione libica e l’instabilità tunisina. Questi fattori concomitanti non si erano mai prodotti tutti contestualmente. Tutto ciò comporta un aumento esponenziale della pressione migratoria, sia per motivi economici che umanitari".

D: Quale può essere una soluzione?

R: "La soluzione è quella che sta perseguendo il Governo: accordi con i paesi di provenienza per fermare le partenze, una rinnovata consapevolezza europea sul tema migrazione, oggi al centro dell’agenza politica dell’UE proprio grazie al Presidente Meloni e un piano di cooperazione non predatoria con i paesi Africani, quello che il Governo ha chiamato Piano Mattei per l’Africa. Questo nel medio periodo poterà a soluzioni strutturali e non emergenziali".

D: Il Viminale ha cambiato i criteri per le assegnazioni e ha scelto un principio di proporzionalità rispetto alla popolazione residente, d’ora in poi vale solo rispetto al 70% della quota, mentre il restante 30% sarà calcolato anche in relazione alla superficie del territorio. È una iniziativa giusta?

R: "Al momento è assolutamente necessario smettere di sovraccaricare le regioni in maggior sofferenza, e un criterio che tenga conto di tutti i fattori contribuirà a raggiungere questo obiettivo. Quello che mi fa specie è che amministratori di centrosinistra a cui si chiede collaborazione la neghino, applicando sostanzialmente quella che chiamo 'la dottrina Capalbio: migranti sì ma non a casa nostra. Oggi abbiamo bisogno di meno polemiche pretestuose e maggior spirito di cooperazione".

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Alessandro Moschini
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