Il caro prezzi sul carrello della spesa ha trovato un nuovo modo per far mettere le mani sui capelli ai consumatori: si tratta della frigo tax, un sovrapprezzo sulle bevande fredde spuntato sugli scontrini di molti supermercati di Roma. L'etichetta con cui questa nuova frontiera della lievitazione dei prezzi sui beni alimentari viene presentata al grande pubblico è «aggiunta frigo», con tanto di apposita specifica sullo scontrino fiscale.
Il primo caso denunciato, per opera del Corriere della Sera, è quello del supermercato Conad di via Archimede a Roma, dove un'aranciata a temperatura ambiente viene a costare 51 centesimi, mentre la stessa bottiglia presa dal frigo si paga 0,71 euro, 20 centesimi in più. «I costi dell'energia sono saliti, non possiamo rimetterci», si è difeso il direttore del supermercato, ma la polemica è già scoppiata.
I gestori dei supermercati romani che hanno adottato la cosiddetta frigo tax si sono uniti in un fronte comune per difendere la loro decisione di aggiungere allo scontrino questo costo aggiuntivo. «È tutta colpa della guerra in Ucraina», hanno gridato a gran voce: e in effetti, è indubbio che i prezzi dell'energia si siano alzati nel corso degli ultimi mesi, rendendo indubbiamente più costose anche le spese di mantenimento di certi beni alimentari.
Ma la polemica non nasce dal sovrapprezzo in sé. Da sempre infatti le bevande fresche vengono vendute con un prezzo più alto rispetto a quelle prese dallo scaffale in quanto, caro-energia o meno, il costo del raffreddamento è sicuramente da tenere in considerazione. Il problema sorge quando i supermercati specificano nello scontrino un'arbitraria "aggiunta frigo", non soggiace ad alcuna tabella di riferimento per calcolare i sovrapprezzi.
La scelta dei supermercati romani è stata dunque percepita come un atto non adeguatamente segnalato, giustificato e calcolato, suscitando l'indignazione dei consumatori.