Dalle analisi di inizio estate sembrava quasi di poter sperare che la Bce riuscisse a non operare ulteriori rialzi, ma era solo una falsa speranza: Lagarde torna a gonfiare i tassi d'interesse, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,50%, ossia con un rialzo di 25 punti base.
Lievitano anche i tassi sui depositi, salito al 4%, e quello sui prestiti, passato in queste ora al 4,75%. La notizia è arrivata dall'Istituto Centrale di Francoforte, che informa anche sulla data a partire dalla quale avrà effetto la nuova decisione della Banca europea: il 20 settembre.
Quello deciso oggi è il decimo aumento consecutivo dei tassi, misura privilegiata dall'Unione per combattere un'inflazione che ancora non si decide a scendere. Ma la speranza che questa sia la volta buona, è sempre l'ultima a morire. Così infatti commentano dal Consiglio direttivo della Banca Centrale:
L'Eurotower giustifica quest'ulteriore stretta all'economia sulla base dei dati pervenuti negli ultimi mesi: la situazione nell'Unione Europea è stagnante e niente lascia presupporre che, senza un qualche intervento della Bce, la debolezza cesserà nel prossimo trimestre.
Fa sapere la Presidente della Bce Christine Lagarde, la quale ammette anche che non tutti i membri del consiglio erano favorevoli a questo tipo di strategia, ma che, alla fine, l'ennesimo rialzo dei tassi ha vinto con «una solida maggioranza».
Inflazione ancora alle stelle, troppo alta per sperare che il mercato riesca a riassorbirla senza un'ulteriore stretta: questa la giustificazione della Bce davanti al nuovo rialzo dei tassi. L'effetto delle precedenti misure, in realtà, non è stato nullo: l'inflazione è sì calata, ma non abbastanza da permettere un rilassamento dell'economia. Insomma, ancora nessun "liberi tutti". Lo ribadisce ancora anche il comunicato della Bce, secondo il quale «L’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato».
Inoltre, garantisce il comunicato
Ma le prospettive continuano ad essere allarmanti: la Banca Centrale ha rivisto a rialzo le stime sull'inflazione, che arriverà al 5,4% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e solo nel 2025 si avvicinerà al 2% (2,1%).