Dopo gli allarmi delle scorse settimane, risultano ancora in aumento i casi di Dengue in Italia. Una tendenza che si osserva anche, per la prima volta nel nostro Paese, a Roma e in tutto il Lazio. A dare l'allerta è Pierluigi Bartoletti, segretario provinciale della sezione romana della Fimmg, la Federazione italiana di medicina generale.
Il primo campanello d'allarme in merito alla possibile contrazione della malattia, spiega Bartoletti, è una febbre sospetta, "alta e prolungata, associata a un malessere diffuso e rush cutanei".
Ad oggi, lunedì 18 settembre, si registrano 28 casi nel Lazio e 165 in tutta Italia. Ad affermarlo è l'ultimo bollettino dell'Istituto superiore della sanità. La Lombardia, annuncia l'Iss, è già a quota 50.
La malattia da virus Dengue si può rintracciare soltanto attraverso un esame del sangue specifico, che si effettua in centri qualificati. Si trasmette, come confermato dal Ministero della Salute, attraverso la puntura di una specifica tipologia di zanzara.
Tra i sintomi più ricorrenti troviamo la febbre, da lieve ad alta e invalidante a seconda della gravità, con forti mal di testa, dolore dietro agli occhi, dolori muscolari e articolari e rush cutaneo. Bisogna iniziare a preoccuparsi se, in presenza di febbre elevata (dai 40°C), si ha almeno due dei sintomi frequenti oppure nausea, vomito, ghiandole gonfie, dolori muscolari e articolari.
Generalmente, i sintomi compaiono dai 3 ai 14 giorni dopo la puntura. La forma più grave della malattia è piuttosto radicata in Asia e America latina: proprio in queste aree è divenuta una delle principali cause di ricovero ospedaliero e di morte.
A spaventare è il fatto che al momento non esiste una cura specifica per la febbre Dengue. I pazienti dovrebbero rivolgersi ad un medico, restando a riposo e mantenendo una corretta idratazione.