La notte scorsa, nel villaggio di Banjska, nella regione a maggioranza serba del Kosovo settentrionale, si è verificato un grave attacco armato che ha lasciato un bilancio tragico: un poliziotto è rimasto ucciso, morendo poco dopo essere stato trasportato in ospedale, mentre gli altri sono stati feriti, venendo presto dichiarati fuori pericolo. L'attacco è avvenuto poco dopo che una pattuglia di agenti era intervenuta in risposta a una segnalazione su un blocco stradale all'ingresso del villaggio, dove erano stati posti due camion privi di targa, rendendo impossibile il passaggio.
Secondo quanto riferito dal comando della polizia, contro la pattuglia di polizia è stato aperto il fuoco da diverse posizioni e con l'uso anche di bombe a mano. Il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, ha condannato fermamente l'attacco, definendolo un atto terroristico sostenuto dalle autorità serbe. Kurti ha dichiarato in una conferenza stampa: "Ci sono almeno 30 individui armati, tra militari e poliziotti professionisti, che sono stati circondati dalle nostre forze di polizia e li invito a arrendersi alle nostre agenzie di sicurezza".
Il premier ha inoltre affermato che l'organizzazione criminale responsabile dell'attacco è politicamente, finanziariamente e logisticamente supportata da Belgrado.
La presidente kosovara, Vjosa Osmani, attualmente a New York per l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha denunciato l'attacco come un grave attacco alla sovranità del Kosovo da parte di bande criminali organizzate provenienti dalla Serbia.
Le tensioni nel Kosovo settentrionale si sono acuite a maggio, quando le autorità kosovare hanno deciso di nominare sindaci albanesi in quattro comuni a maggioranza serba. Questa decisione ha scatenato violenti scontri, con oltre 30 soldati della KFOR, la forza guidata dalla NATO in Kosovo, feriti negli scontri con i manifestanti serbi.
La Serbia non ha ancora commentato l'incidente né le accuse formulate dal Kosovo. È importante ricordare che la Serbia non riconosce l'indipendenza del Kosovo, e questa tensione persistente tra i due paesi ha ostacolato i tentativi di normalizzare le relazioni, compresi i colloqui mediati dall'Unione Europea.