Il pm di Busto Arsizio Carlo Alberto Lafiandra ritiene che la giusta pena per Davide Fontana, responsabile dell'omicidio di Carol Maltesi, sia l'ergastolo. Questa la novità sostanziale che emerge dal ricorso contro la condanna a 30 anni dell'impiegato di banca milanese, reo di aver ucciso la 26enne facendo a pezzi il suo cadavere.
Nel chiedere l'ergastolo per via delle aggravanti, il pubblico ministero ha ribadito come il delitto sia avvenuto "con premeditazione, crudeltà e per motivi futili e abietti". Secondo il giudice, Fontana avrebbe maturato l'intenzione di uccidere la ragazza molto tempo prima di quell'11 gennaio 2022. La decisione sarebbe nata infatti dopo la manifestazione, da parte di Carol, della volontà di trasferirsi in una diversa regione.
Oltre all'ergastolo, il pm chiede anche l'isolamento diurno per l'uomo.
Sarebbe stata proprio la contestata decisione di Carol la base del litigio avvenuto nel periodo natalizio, poi sfociato nell'omicidio di gennaio. Maltesi voleva trasferirsi a Verona, per stare più vicina al figlio di 6 anni che abitava con il padre. Sotto l'ingrandimento del magistrato c'è poi l'aggravante della crudeltà, legata alla reiterazione delle martellate inferte alla 26enne.
Aggravanti che invece la Corte d'assise di Busto Arsizio non aveva riconosciuto: da qui la condanna a 30 anni e non all'ergastolo, con conseguenti polemiche per le motivazioni della sentenza.
Anche i legali della difesa, gli avvocati Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri, sono pronti al ricorso contro la sentenza di primo grado. L'obiettivo è quello di ridurre la pena decisa lo scorso 12 giugno.
L'ultimo sviluppo della vicenda risale allo scorso 20 settembre, quando la Corte d'Assise di Busto Arsizio ha accolto la richiesta di Fontana di essere ammesso alla giustizia riparativa, nuovo istituto introdotto dalla riforma Cartabia. Una soluzione ripudiata dal padre della vittima, che si è detto "sconcertato e schifato" per la concessione data all'assassino.