173 voti a favore e 177 contro: con questi esiti il presidente del Partito popolare Alberto Núñez Feijoo si è visto negata ancora una volta la fiducia del governo in Spagna.
Un copione pressoché identico a quello dello scorso martedì 26 settembre, data della prima votazione parlamentare. Il leader dell'opposizione aveva incassato 172 sì e 178 no. Stavolta, però, quello del Congresso spagnolo è un "no" definitivo: non ci sono i numeri per formare il governo.
Dopo il successo alle elezioni dello scorso 23 luglio, Feijoo aveva ricevuto dal Re Felipe VI l'incarico di dare il via all'iter per un nuovo governo. Il candidato conservatore, tuttavia, non ha potuto contare sulla maggioranza in Parlamento. E così ha provato a convincere gli altri partiti a sostenerlo: un tentativo rivelatosi vano.
Ora le sorti del futuro del Paese sono nuovamente nelle mani del sovrano spagnolo. Già a partire dalla prossima settimana, Re Felipe VI potrebbe rivolgersi al leader socialista Pedro Sánchez, per affidargli nuovamente l'incarico di formare un governo.
Due mesi: questo il tempo a disposizione del primo ministro dimissionario per cercare di racimolare i voti sufficienti alla formazione di un nuovo governo. Nuova linfa potrebbe arrivare dal sostegno dei nazionalisti catalani, che però chiedono come conditio sine qua non l'amnistia per gli indipendentisti e il referendum sull'auto-determinazione della Catalogna. Pur di ottenere la loro preziosa fiducia, il Psoe potrebbe cedere.
Proprio a proposito dei separatisti catalani, Sanchez ha ricevuto l'attacco di Feijoo nel suo discorso alla Camera.
Una volta terminati i due mesi a partire dal primo voto di investitura fallito, qualora nessuno dovesse ottenere la fatidica maggioranza, il re scioglierà le Cortes e convocherà nuove elezioni. Nel caso in cui quest'eventualità si concretizzasse, gli spagnoli andrebbero alle urne il 14 gennaio 2024.