Poche risposte e tanti dubbi sull'incidente di Mestre la cui dinamica continua a restare un rebus anche dopo l'analisi delle scatole nere. I dispositivi prelevati dal bus caduto nel viadotto hanno di fatto consegnato alle indagini le telecamere di cui era dotato il mezzo unitamente alle registrazioni al loro interno.
Eppure, da quanto si apprende dopo le prime ricostruzioni pare che entrambe le camere a bordo fossero puntate sui passeggeri, ragion per cui non vi è la possibilità di documentare l'operato dell'autista. L'episodio in realtà non è frutto del caso ma riflette una normativa ad hoc che impedisce il "controllo del lavoratore" come spiegato in maniera accurata e con tanto rammarico da Massimo Fiorese, titolare della società di trasporti La Linea Spa che operava la corsa finita in tragedia:
Il dispiacere di Fiorese è alimentato anche dal fatto che la struttura del bus avrebbe comunque, a sua detta, impedito di violare la normativa di cui sopra:
La notizia delle scatole nere alimenta il dolore delle tante famiglie coinvolte nel terribile incidente a Mestre; dal canto suo, il Comune di Venezia ha sottolineato la totale disponibilità per i parenti delle vittime aprendo alla possibilità di coprire i costi dei rimpatri delle salme, oltre che dei viaggi per gli spostamenti degli stessi familiari.
A chiarirlo è il prefetto di Venezia, Michele Di Bari, che ha comunicato:
Quanto al rimpatrio delle salme, il prefetto Di Bari ha ribadito la volontà di accelerare le pratiche per consegnare i corpi delle vittime ai cari:
Non è mancato il supporto internazionale e in particolare dalla Famiglia Reale che tramite un messaggio social ha espresso la propria vicinanza a tutti i coinvolti nell'incidente di Mestre