11 Oct, 2023 - 13:34

Tajani in Egitto, la richiesta alle autorità del Cairo: "Lavorare per de-escalation in Israele"

Tajani in Egitto, la richiesta alle autorità del Cairo: "Lavorare per de-escalation in Israele"

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è in Egitto per cercare di fare quadrato sul conflitto in Israele. Il vicepremier aveva già annunciato la sua visita al Cairo, sottolineando come le autorità egiziane potessero contare su "canali di comunicazione efficaci con Hamas". La speranza è dunque quella che l'Egitto possa partecipare ad un'opera di mediazione.

Al suo arrivo nel Paese a cavallo tra Nordafrica e Medio Oriente, Tajani ha incontrato il Segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit. Particolarmente a cuore del ministro la questione dei due cittadini italiani in possesso di doppio passaporto, "molto probabilmente tra gli ostaggi" di Hamas.

Tajani in Egitto, il ministro al segretario della Lega Araba: "Ostaggi una priorità per Roma"

In un punto stampa al Cairo, Tajani ha annunciato di aver parlato con il figlio dei presunti ostaggi, confermandogli che il governo italiano, "in collegamento con le autorità israeliane", sta facendo "di tutto" per liberarli.

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Lavoriamo per evitare che ci sia una conclusione tragica per gli ostaggi, siamo favorevoli a corridoi umanitari per la liberazione dei prigionieri.

Nel suo vertice con il segretario della Lega Araba, il titolare della Farnesina ha ribadito l'importanza di fare "tutto il possibile" per "una deescalation del conflitto" in Medio Oriente. Necessario soprattutto evitare che la guerra "si estenda in Libano" e lavorare per "salvare la vita degli ostaggi", considerati "una priorità" per il governo di Roma.

Durante la sua permanenza in Egitto, Tajani ha in agenda incontri con il suo omologo Sameh Shoukry e con il presidente della Repubblica Abdel Fattah al-Sisi.

Parla il figlio dei due ostaggi: "Mio padre disabile, chiedo all'Italia di aiutarci"

Marito e moglie, i due cittadini italo-israeliani che risultano dispersi si chiamano Eviatar Mosche Kipnis e Lilach Lea Havron. Ai microfoni di Radio Rai è intervenuto uno dei due figli della coppia, il 29enne Yotam Kipnis.

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L'ultima cosa che ricordo di mia madre è la sua voce preoccupata al telefono, poi all'improvviso il suono degli spari che rompono i vetri, rumori duri e sconosciuti che entrano nella nostra casa, la telefonata che s’interrompe.

Yotam ha svelato le origini della sua famiglia: la cittadinanza italiana è legata al suo bisnonno materno, che era il medico del re Vittorio Emanuele III e si chiamava Giacomo di Castel Nuovo. Il ragazzo ha spiegato che suo padre è "un appassionato della lingua italiana". Nel pensare ai suoi genitori cerca di essere "il più ottimista e speranzoso possibile", per non farsi "paralizzare dal dolore" nel caso in cui i suoi parenti rientrino nel bilancio delle vittime.

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Mio padre è un disabile, soffre di un problema neurologico, è sulla sedia a rotelle, deve andare in ospedale una volta a settimana per le medicine, altrimenti il suo corpo si paralizzerà completamente, soffre di una malattia importante che coinvolge i nervi.

Dallo scorso sabato, Yotam non ha più ricevuto notizie del genitore: anche il suo account Whatsapp risulta disattivato.

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E' come vivere in un limbo, non so se i miei genitori siano vivi o morti. Cerco di essere realistico e fare tutto quello che è in mio potere per aiutare, non solo per i miei ma per tutti gli ostaggi. Chiedo all’Italia e agli italiani di aiutarci a fare in modo che parta una trattativa, e che almeno possano ricevere medicine.

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Giuseppe Spagnuolo
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