Sono interessanti le dichiarazioni che possono essere estrapolate dal libro scritto a quattro mani da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin intitolato Non sei solo. Sfide, risposte, speranze e frutto di una conversazione-intervista con Papa Francesco. Il suo pontificato si è dimostrato da sempre attento alle precarie situazioni geopolitiche che hanno interessato, e continuano a farlo, diverse aree nel mondo. Negli ultimi tempi il focus è stato sull’Ucraina, ma recentemente si sono intensificati gli scontri tra Israele e Gaza.
Il primo punto da evidenziare riguarda l’idea del Papa in relazione all’esportazione del concetto di democrazia da parte dei paesi occidentali verso altre realtà, citando ad esempio la Libia ai tempi di Gheddafi.
Papa Francesco cita poi un altro conflitto, diverso quello nella Libia attuale ma teatro di una tra le peggiori crudeltà, la Guerra del Golfo. Uno scontro definito tra le peggiori crudeltà che il mondo ricordi, ma allo stesso tempo il Papa si domanda che cosa abbia lasciato questo conflitto.
Il pontefice prosegue lungo il suo ragionamento riprendendo quello che è stato spesso sbandierato come un imperativo morale, vale a dire l’esportazione della democrazia. Talvolta però l’imposizione con la forza e l’uso delle armi di un sistema di governo porta a risultati ben diversi da quelli attesi e causando, di conseguenza, maggiore instabilità.
È in connessione a questo che devono essere riportate le parole di Papa Francesco a proposito di una possibile sfortunata scelta occidentale alla base dell’insorgenza dell’ISIS. Pur essendo meno potente rispetto a qualche anno fa, lo Stato Islamico è ben lontano dall’essere distrutto. Il suo epicentro si trova in Iraq e Siria, territori devastati da decenni di conflitti. In particolare quest’ultima continua ad essere teatro di una sanguinosa guerra civile che prosegue dal marzo 2011 e che ha portato il paese in una grave crisi economica, finanziaria ma soprattutto ad una povertà endemica, che rende difficoltoso l’accesso a cibo, acqua e medicinali.