Da una parte il campo, con la partita di questa sera di Champions League; dall’altra la giustizia, con l’attesa snervante per la decisione che dovrebbe arrivare a breve. Sandro Tonali aspetta. Ha sbagliato, lo ha ammesso, ha scelto di patteggiare e ora pagherà come previsto. Solo dopo la sentenza, capirà davvero come deciderà di comportarsi il Newcastle che, tramite un comunicato stampa la scorsa settimana si era detto dalla parte del calciatore, ma allo stesso tempo avrebbe già deciso per la sospensione dello stipendio, all’arrivo dell’inibizione e non solo. Per capire di più rispetto al caso Tonali, l’avvocato Rombolà, esperto in materia di diritto sportivo, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tag24.
Il futuro di Tonali è in bilico. Questa sera il Newcastle scenderà in campo in Champions League contro il Borussia Dortmund e il centrocampista ex Milan potrebbe essere ancora una volta titolare. Eppure il club sta cercando di tutelarsi, nell’attesa che arrivi l’ufficialità della squalifica del calciatore per lo scandalo scommesse. Si parla di una pena ce potrebbe aggirarsi tra i 10 e i 12 mesi, più o meno come già accaduto dopo il patteggiamento di Fagioli. Ma a differenza della Juventus, la società inglese potrebbe adottare un atteggiamento tutt’altro che conciliatorio. Il Newcastle infatti starebbe pensando di intavolare una causa multimilionaria contro i rossoneri e avrebbe già deciso di sospendere lo stipendio al ragazzo, nel momento in cui l’inibizione sarà effettiva. Per far luce e sapere qualcosa di più sul caso Tonali, l’avvocato Rombolà, esperto di diritto sportivo, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Il caso Tonali si complica e il Newcastle sarebbe pronto a fare causa al Milan. Cosa può succedere ora?
Il Newcastle sta facendo un po' di pretattica giuridica, nel senso che per intavolare una causa, a maggior ragione multimilionaria, ci vogliono delle prove e devono essere prove abbastanza importanti. Immagino stiano pensando di andare al TAS, che è l’unica giurisdizione che può dargli soddisfazione in campo internazionale. Si tratta di una giurisdizione arbitraria, che ha il pregio di essere molto più rapida della giustizia ordinaria, ma che ha anche la caratteristica di giudicare secondo prove molto rigorose. Non si possono chiedere milioni senza avere qualcosa di concreto in mano, e di sicuro non vengono concessi così facilmente.
A prescindere da quello che succederà con il Milan, però, il Newcastle pare aver intenzione di sospendere, all’ufficialità della squalifica, lo stipendio di Tonali. Ci sono limiti in questo senso?
Tutto ruota intorno a una cosa che si chiama codice etico, che è vigente tanto al Milan quanto al Newcastle. Ovviamente ogni club ha le sue regole. Sicuramente nel contratto di Tonali, così come in ogni contratto, ci sarà una clausola che tutela la società. Purtroppo nessuno di noi conosce esattamente cosa c’è scritto nell’accordo, e non possiamo sapere che tipo di sanzione interna è collegata alla violazione del codice etico, ma sappiamo sicuramente che contiene in sé anche il divieto di scommettere. Non ci dimentichiamo, tra l’altro, che questo è anche un divieto già imposto dalle norme internazionali.
Quindi il codice etico è scollegato dalla squalifica e dall’eventuale patteggiamento?
In ogni contratto c’è un richiamo al codice etico e in molti c’è espressamente specificato il divieto di fare determinate cose e di assumere determinati comportamenti. Mi spiego meglio, se firmo un contratto come calciatore, non deve essere per forza specificato che ho il divieto di assumere doping o scommettere. Queste sono norme di chiusura, come diciamo noi avvocati, che si inseriscono di diritto all’interno del contratto, laddove non previste espressamente. Ma se esiste un codice etico interno che dice di non assumere sostanze dopanti e di non scommettere, ci può stare che il club decida di fare rimando a quelle norme interne prima ancora di rimandare a quelle internazionali. In sostanza il club può decidere di decurtare lo stipendio di un calciatore a prescindere dalla sentenza della giustizia sportiva. Nessuno vieta questo, possono essere due cose non collegate l’una dall’altra. Basta che ci sia un sistema sanzionatorio interno.
Ovviamente la squalifica avrebbe effetto immediato, a prescindere dal fatto che le scommesse siano state fatte quando era ancora al Milan o meno?
Assolutamente sì, in Italia o all’estero non cambia nulla. La squalifica è come il doping. Quando si assumono determinati comportamenti e si viene squalificati, la pena deve essere scontata ovunque ci si trovi. Per le scommesse e per il doping vale la stessa identica cosa. Patteggiamento o meno, la sua stagione è finita.
Corona ha fatto altri nomi, su tutti quelli di Casale ed El Shaarawy che però si sono mossi con una querela per diffamazione. Questo non intralcia in nessun modo l’indagine?
Quello che succede tra i calciatori e Corona non riguarda in nessun modo il processo per scommesse e l’indagine che sta facendo la Procura di Torino. Corona sta procedendo con un lavoro giornalistico e qualora lo ritenesse opportuno può contro querelarli, ma niente di più. Dal punto di vista giuridico è una cosa che riguarda solo loro. Anche perché Corona non è un tesserato, né interno Figc e quindi il suo ruolo è esterno. Sarebbe però opportuno, in questa storia, andarci un po' con i piedi di piombo cercando di essere cauti, senza sparare nomi a caso.