Ancora vacillamenti da parte dell'Ungheria in merito ai negoziati di adesione dell'Ucraina all'Ue. A esternare le perplessità di Budapest è Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese Viktor Orban.
Stando alle sue parole, il ministro degli Esteri del Paese dell'Europa centrale Peter Szijjarto avrebbe "espresso la preoccupazione che l'Ucraina non sia pronta per l'adesione all'Ue a causa dei conflitti in corso". Un quadro delicato che, a detta dell'accusa, potrebbe "portare la guerra in Ue".
Szijjarto pone l'accento sulla "incapacità dell'Ucraina di soddisfare i criteri di candidatura all'Ue", dopo che ieri la Commissione aveva confermato il raggiungimento, da parte di Kiev, di quattro priorità sulle sette delineate dall'esecutivo comunitario.
L'Ungheria contesta in particolare "violazioni dei diritti delle minoranze", in relazione appunto alla minoranza ungherese che risiede nella regione ucraina della Transcarpazia.
Un eventuale veto da parte di Orban in vista del vertice di dicembre, nel quale dovrebbero iniziare i negoziati di adesione, rischierebbe di rivelarsi un guaio. Il via libera del Consiglio Europeo richiede l'unanimità.
Nel frattempo, dall'Ucraina, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba si scaglia contro chi sostiene che Kiev dovrebbe negoziare con la Russia per la pace. Chi paventa questa ipotesi, secondo il funzionario di Zelensky, è "disinformato o fuorviato" o, peggio ancora, pro-Mosca.
Il Paese invaso, ha ricordato Kuleba, "ha avuto centinaia di colloqui con Mosca dal 2014", anno in cui Mosca annesse la penisola di Crimea.
A fare eco a Kuleba ci ha pensato lo stesso Volodymyr Zelensky in un intervento video ad una conferenza organizzata da Reuters. Il presidente ucraino ha sottolineato che l'unico modo per interrompere la guerra consiste nel ritiro dei militari russi dai territori occupati.
L'intervento, sintetizzato dallo stesso Zelensky su Telegram, era incentrato sulle "nostre motivazioni", sul "piano di de-occupazione dei territori ucraini", sull'importanza di "nuove tempestive forniture di armi da parte dei partner" e di quello che ancora manca per soddisfare "i requisiti dell'ingresso nell'Unione Europea".
Nel frattempo, il segretario di Stato Usa Antony Blinken condanna Putin e la sua invasione dell'Ucraina, considerata "un fallimento strategico praticamente sotto ogni aspetto". L'alto diplomatico statunitense lo ha ribadito durante un incontro con la stampa al fianco del ministro degli Esteri della Corea del Sud Park Jin, a Seul.