Le dichiarazioni rese dallo zio di Saman Abbas nel corso degli interrogatori a cui è stato sottoposto sono "inutilizzabili": così ha deciso la Corte d'Assise di Reggio Emilia, di fronte alla quale si sta svolgendo il processo a carico dello stesso Danish e di altri quattro familiari della 18enne uccisa a Novellara: il padre Shabbar, la madre Nazia, ancora ricercata, e i due cugini Noumanoulaq Noumanoulaq e Ikram Ijaz.
Secondo la Corte chiamata a giudicare l'uomo e i suoi parenti per l'omicidio di Saman Abbas, consumatosi in provincia di Reggio Emilia nel maggio 2021, la Procura avrebbe seguito una procedura sbagliata nell'acquisire le dichiarazioni dell'imputato, rendendole a tutti gli effetti "inutilizzabili".
Si tratta di un duro colpo per l'impianto accusatorio, che grazie alla testimonianza di Danish aveva collocato tutti e cinque i parenti della 18enne finiti a processo sul luogo del delitto. Lo ha spiegato l'avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste il fidanzato della vittima, Saqib Ayub, costituitosi parte civile, a Fanpage:
ha dichiarato, spiegando che la Corte avrebbe anche disposto un nuovo sopralluogo a casa della ragazza. L'obiettivo è tentare di ricostruire cosa accadde quando, dopo essere stata attirata in una trappola, fu strozzata e sepolta in una fossa scavata per sei volte dai familiari per essersi rifiutata di sposare l'uomo che avevano scelto per lei. Se avesse accettato, tornando in Pakistan per il matrimonio, loro avrebbero ricevuto in cambio una somma di 15 mila euro.
La notizia dell'inutilizzabilità delle parole di Danish Hasnain, colui che aveva permesso il ritrovamento del corpo della ragazza, sospettato di essere l'esecutore materiale del delitto, arriva a poche settimane di distanza da quella secondo la quale anche le dichiarazioni del fratello di Saman erano da ritenersi nulle.
Il giovane, che da mesi si trova in una comunità protetta per via delle minacce e pressioni che avrebbe ricevuto dal Pakistan a non parlare, era stato sentito come persona informata sui fatti ma, secondo i giudici "andava indagato" per concorso in omicidio, avendo assistito a tutte le fasi del delitto.
Ascoltato in aula, nel corso delle ultime udienze Alì Heider, ormai diciottenne, ci ha tenuto a far sapere di "essere cambiato" e di volere solo giustizia per la sorella. Dettagli alla luce dei quali, non avendo ricostrato a suo carico indizi di reità, la Procura per i minori, che si occupa del suo caso, ha deciso alla fine di non iscriverlo nel registro degli indagati (nonostanza l'ordinanza della Corte).
Il giovane manterrà quindi il suo status di super testimone.
Nelle scorse ore è arrivato, intanto, il via libera alla sepoltura del corpo della 18enne, finora rimasto a disposizione dell'autorità giudiziaria per tutti gli accertamenti del caso. Sui funerali sarà il fratello Alì a decidere, ma il Comune di Novellara, dove la ragazza viveva ed è stata uccisa, si occuperà delle spese.
Lo ha fatto sapere la sindaca Elena Carletti, parlando anche della possibilità di proclamare il lutto cittadino per quella giornata. Un gesto simbolico, come quello della cittadinanza onoraria accordata alla giovane, per fare in modo che la sua storia non venga dimenticata.
Di recente se ne era parlato anche in relazione a un altro caso, quello di Sana Cheema, la 24enne di Brescia uccisa in Pakistan per aver rifiutato un matrimonio combinato, proprio come Saman, che sognava di costruirsi un futuro insieme al ragazzo che amava e che la sua famiglia non accettava di vederle a fianco.