La guerra a Gaza potrà concludersi un giorno, ma stando alle recenti parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, le sue scorie continueranno ad alimentare la tensione in quel territorio anche quando esplosioni e morti saranno finiti. Il leader di Israele ha, infatti, dichiarato che si opporrà a un controllo dell'Anp sulla Striscia, soluzione invece sostenuta da alcuni osservatori internazionali.
Intanto l'esercito prende il controllo del Nord della regione, mentre Oms e Medici senza frontiere denunciano nuovi problemi per gli ospedali di Gaza.
Sempre meno spazi per la pace, nonostante tutto il mondo la chieda insistentemente. Le ultime parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu fotografano alla perfezione il circolo vizioso che ha alimentato il conflitto in Medio Oriente in tutti questi decenni.
A guerra ancora terribilmente in corso, con il numero dei morti e dei feriti di entrambi gli schieramenti aggiornato di continuo, il leader di Israele getta un'ombra cupa su quello che sarà il futuro della Striscia di Gaza quando le armi smetteranno di parlare.
In una conferenza stampa, Netanyahu ha, infatti, dichiarato che si opporrà tenacemente a un controllo da parte dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) sulla Striscia di Gaza, ritenendola corresponsabile degli attacchi di Hamas.
Si tratta di una presa di posizione sicuramente legata alla propaganda di guerra, ma che lascerebbe ben poco spazio alla diplomazia, nel caso in cui fosse confermata. L'Anp è, infatti, la sponda su cui le democrazie occidentali fanno affidamento per contrastare il terrorismo di Hamas. La chiusura di Netanyahu a ogni spiraglio di dialogo con essa significa mettere su una strada già molto difficile la fase della ricostruzione che tutti si augurano possa iniziare presto.
Intanto, il promesso sradicamento dei miliziani di Hamas dalla Striscia prosegue, con Daniel Hagari, portavoce delle forze di difesa israeliane, che annuncia che Israele avrebbe preso il controllo della parte settentrionale del territorio.
Questo ha comportato anche la fuga di molti civili palestinesi da quell'area. Si tratterebbe, riporta il portavoce come riferito dall'agenzia di stampa Tass, di circa 200mila persone.
Ma la situazione nella Striscia di Gaza somiglia a un vero e proprio inferno in Terra. Così viene descritta dagli operatori sanitari che si trovano in quel territorio, con un nuovo grido di aiuto che arriva dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e da Medici Senza Frontiere.
L'Oms fa sapere, infatti, di aver perso i contatti con l'ospedale Al-Shifa, oggetto nelle ultime ore di un vero e proprio assedio da parte dei militari israeliani perché ritenuto il nascondiglio del leader di Hamas a Gaza. L'Organizzazione ritiene che il proprio personale faccia ora parte dei civili in fuga dalla regione, ma su Twitter sottolinea come si tratti di una supposizione non confermata da notizie concrete.
.@WHO has lost communication with its contacts in Al-Shifa Hospital in northern Gaza. As horrifying reports of the hospital facing repeated attacks continue to emerge, we assume our contacts joined tens of thousands of displaced people and are fleeing the area. ⬇️ pic.twitter.com/SouW2W3cad
— WHO Regional Office for the Eastern Mediterranean (@WHOEMRO) November 12, 2023
Un ulteriore allarme arriva, poi, da Medici Senza Frontiere.
Dopo il black-out di ieri, che ha messo a rischio le vite di 39 bambini per lo spegnimento delle incubatrici, l'organizzazione torna a chiedere il cessate il fuoco e avverte senza mezzi termini che le continue interruzioni di corrente elettrica trasformeranno presto gli ospedali di Gaza in veri e propri obitori.
Chi rimarrà fino alla fine racconterà la storia. Abbiamo fatto quello che potevamo. Ricordatevi di noi
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) November 11, 2023
Parole sulla lavagna di un ospedale a #Gaza dove i medici sono così sommersi dal numero di pazienti che è impossibile tenere traccia di tutti gli interventi della settimana pic.twitter.com/71T8jiCwtc
L'Occidente non sembra, però, impassibile di fronte alle sofferenze dei civili nella Striscia di Gaza. La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha, infatti, annunciato lo stanziamento di 38 milioni di euro di aiuti per i palestinesi.
L'annuncio è arrivato a margine della visita della Baerbock a Ramallah, in Cisgiordania.
In totale, tra la fornitura di acqua, farmaci e cibo, il sostegno della Germania a Gaza ha raggiunto così il valore di circa 161 milioni di euro.