Non c'è pace per Elisa Claps. Il caso della giovane studentessa assassinata a Potenza continua ad alimentare polemiche e, questa volta, nell'occhio del ciclone c'è la decisione di riaprire alle celebrazioni la chiesa della Santissima Trinità dove venne ritrovato il cadavere della ragazza. Una decisione contro la quale è stata indetta una petizione che ha già superato le 15 mila firme.
Il ricordo di Elisa Claps e dell'ingiustizia rappresentata dalla sua morte è ancora vivo nei cuori dei suoi familiari e dei cittadini di Potenza. Lo conferma una petizione lanciata su Change.org il 12 novembre scorso che, ad oggi, 16 novembre 2023, ha già superato il primo obiettivo prefissato delle 15 mila firme. Lo scopo? Impedire che la chiesa della Santissima Trinità torni a essere luogo di culto.
Dopo la protesta in piazza, all'indomani delle prime celebrazioni avvenute lo scorso 2 novembre, arriva adesso la mobilitazione online. Una sollevazione popolare che si scaglia contro la riapertura alle celebrazioni religiose della parrocchia, nel cui sottotetto, nel 2010, venne ritrovato il corpo della ragazza, 17 anni dopo la sua scomparsa, il 12 settembre del 1993.
La petizione, intitolata in modo netto 'Mai più celebrare sacramenti nella chiesa della Trinità', contesta la riapertura ma anche le sue tempistiche, essendo avvenuta in concomitanza di un rinnovato interessamento pubblico sulla vicenda dovuto alla trasmissione della serie Rai Per Elisa, il caso Claps.
Per i promotori della petizione, riaprire la chiesa significa coprire con l'ennesimo velo di silenzio omertoso i misteri che ancora avvolgono la morte di Elisa Claps.
In particolare, la figura di don Marcello Sabia, detto 'Don Mimì', sul quale aleggiano da anni i sospetti circa il suo coinvolgimento nell'occultamento del cadavere della ragazza. Il parroco era, infatti, l'unico a poter accedere al sottotetto, e Gildo Claps - fratello di Elisa - ha chiesto un intervento di Papa Francesco e dei vertici della Chiesa per mettere fine alla questione.
Agli occhi di chi protesta, assomiglia molto a una nuova provocazione la decisione di riaprire la chiesa dove campeggia, ora, una targa celebrativa proprio di questa discussa figura.
La petizione interpreta, quindi, la rabbia di un'intera comunità e, sul piano prettamente simbolico, mostra il drammatico distacco di un'istituzione - quella ecclesiastica - dai suoi fedeli, che si sentono abbandonati e traditi nel momento di massimo bisogno.