Tra due mesi inizierà il processo ad Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo confesso dell'omicidio di Giulia Tramontano, la sua compagna incinta di sette mesi.
Il 18 gennaio 2024, il barman comparirà di fronte ai giudici della Corte d'Assise e sarà processato con rito immediato, dopo che il giudice per le indagini preliminari ha confermato tutte e quattro le circostanze aggravanti: premeditazione, crudeltà, legame conviviale e motivazioni futili, già contestate dalla pubblica ministero Alessia Mengazzo e dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella.
Impagnatiello rischia l'ergastolo. Le accuse includono omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. La famiglia di Giulia, assistita dall'avvocato Giovanni Cacciapuoti, si costituirà parte civile nel processo, così come il Comune di Senago, con il supporto legale dell'avvocato Antonio Ingro.
Impagnatiello ha affidato la sua difesa agli avvocati Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, che hanno manifestato l'intenzione di richiedere una valutazione psichiatrica. Se dovesse emergere una patologia mentale parziale o totale, ciò potrebbe attenuare la pena dell'imputato, evitandogli l'ergastolo.
Tuttavia, la difesa potrebbe anche esplorare altre strategie: i suoi avvocati potrebbero chiedere di partecipare a programmi di giustizia riparativa, anche in caso di condanna all'ergastolo. È necessario attendere il 18 gennaio per conoscere la linea difensiva definitiva. Tuttavia, è probabile che l'accusa cerchi di far riconoscere tutte le circostanze aggravanti da parte della Corte.
Nel frattempo, ulteriori indagini hanno rivelato che Giulia Tramontano è stata uccisa con 37 coltellate inflitte dal compagno: 9 di esse sono state inferte mentre la vittima era ancora viva, mentre le restanti 28 sono state inflitte dopo la sua morte.
Secondo la Procura, l'omicidio sarebbe stato pianificato, un aspetto inizialmente escluso nel provvedimento di custodia cautelare ma successivamente riconosciuto dal giudice. Inoltre, come riportato dal giudice Minerva, Impagnatiello aveva iniziato a fare ricerche su internet riguardo agli effetti del veleno per topi sugli esseri umani fin dal dicembre 2022.
La Procura afferma che aveva somministrato tale sostanza in modo graduale e prolungato alla vittima, intensificandone l'assunzione a partire da marzo 2023, con quantità sufficienti a raggiungere anche il feto attraverso la placenta. Esami tossicologici hanno rilevato tracce di veleno per topi nel sangue della donna e nei capelli del feto.
Quando gli investigatori hanno trovato il veleno nel suo zaino, Impagnatiello ha sostenuto che lo aveva perché c'erano dei topi, un'informazione poi smentita dai suoi colleghi. Tuttavia, le quattro circostanze aggravanti su cui il barman dovrà difendersi sono premeditazione, crudeltà, vincolo della convivenza e futili motivi. Resta da vedere se Impagnatiello si presenterà in tribunale il 18 gennaio.